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Bari, rabbia e protesta per l’ok della Regione alla costruzione di un impianto per bruciare i rifiuti

Pubblicato da: redazione | Gio, 25 Gennaio 2018 - 14:30

Una delegazione ambientalista ha manifestato oggi a Bari fuori dalla sede del Consiglio regionale esprimendo ferma opposizione alla realizzazione di un impianto di ossido-combustione, che dovrebbe bruciare i rifiuti urbani indifferenziati provenienti dall’impianto di bio-stabilizzazione di Amiu Puglia, localizzato nella zona industriale di Bari-Modugno.

I circa 30 manifestanti, in rappresentanza di associazioni baresi, modugnesi e bitontine hanno chiesto un confronto con la Regione Puglia e i rappresentanti istituzionali, ad iniziare dal presidente della Regione, Michele Emiliano, e dall’assessore regionale alla Qualità dell’Ambiente, Filippo Caracciolo. Il progetto di costruzione del nuovo impianto da parte di Newo, società con sede a Foggia, nonostante abbia trovato l’opposizione di un fronte trasversale, ha ottenuto l’approvazione della Regione Puglia con la concessione dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia).

“Non parliamo di un inceneritore, ma di un impianto di ossido-combustione e questo va chiarito – ha spiegato Caracciolo parlando con i giornalisti – per evitare ombre e cattiva informazione”. “Il progetto ha ottenuto il parere favorevole di tutti, ad esclusione del comune di Modugno. Anche l’Asl ha espresso parere favorevole e non ha ritenuto – ha sottolineato Caracciolo – di fare studio epidemiologico su area in quanto i dati non sono preoccupanti per la popolazione”. “Si tratta di un impianto con moderna tecnologia che produce benefici e tra questi – secondo Caracciolo – il tipo di emissioni in atmosfera ed il recupero del materiale che può essere riutilizzato”.

Valutazioni completamente diverse sono state espresse durante la manifestazione dagli attivisti presenti, che hanno sottolineato in negativo il carattere sperimentale dell’impianto, negato l’utilità in forza della strategia rifiuti zero e criticato le valutazioni sulla capacità del territorio di ospitare il sito industriale, essendo a loro giudizio già gravemente compromesso dal punto di vista sanitario e ambientale.

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