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Al Policlinico di Bari con un robot si rimuove una rara malattia, De Palma: “Così meno sofferenza per i pazienti”

Pubblicato da: redazione | Lun, 25 Marzo 2019 - 16:00

Al Policlinico di Bari, una giovane chirurga dell’Unità di chirurgia toracica dell’Università barese, rimuove con un robot una rara malattia, il timoma, neoplasia del timo, organo linfatico del torace situato dietro lo sterno e davanti al cuore. Si tratta della prof.ssa Angela De Palma, la quale con il robot Da Vinci Xi,  costato circa un milione di euro, asporta questa non comune patologia e le neoplasie polmonari in I e II stadio non più a torace aperto, ma da una consolle computerizzata.

“Con la tecnica robotica è possibile garantire una radicalità chirurgica superiore alla sternotomia convenzionale e alla tecnica VATS (Video Assisted Thoracic Surgery) che consente un approccio solo bidimensionale. I bracci del robot sono più confortevoli da usare e permettono movimenti più precisi, flessibili e naturali, e la telecamera fornisce immagini 3D ad alta definizione permettendo un training più breve per il chirurgo e rendendo più ampie le resezioni. È una fortuna intervenire con questo sistema che ad oggi è il prodotto più sofisticato disponibile sul mercato”, spiega De Palma.

Il timo ha un ruolo centrale nello sviluppo dell’embrione e nella formazione del sistema immunitario, in particolare dei linfociti T preposti alla difesa dell’organismo dall’aggressione dei germi patogeni. È definito organo ‘transitorio’ perché dopo l’adolescenza involve lasciando il posto al tessuto adiposo. Il timoma – quando insorge, in Italia con una particolare incidenza più che negli altri Paesi – si può manifestare nel 30/60% dei casi con una grave difficoltà nei movimenti (miastenia) che peggiora la qualità della vita di chi ne è affetto perché interessa la muscolatura degli occhi (60%), laringo-faringo-palatina (20%), arti superiori (80%) e respiratoria (diaframma, muscoli intercostali ed addominali).
La miastenia, classificata come ‘autoimmune’, ha una incidenza pari a 5 casi su 100mila abitanti con un picco fra i 20 e 30 anni nelle femmine, oltre i 50 anni nei maschi, con una predominanza femminile di 3 a 2. Esordisce in maniera graduale o anche improvvisa dopo situazioni scatenanti come forti emozioni, malattie febbrili (infezioni alte vie respiratorie), in gravidanza, durante il puerperio, dopo traumi psico/fisici. Spesso si accompagna a patologie autoimmunitarie: morbo di Graves, tiroidite di Hashimoto, artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico (LES), anemia perniciosa. Si diagnostica in laboratorio con la  positività degli anticorpi diretti contro il recettore nicotinico dell’acetilcolina (anti-AChR), mentre la diagnosi strumentale si avvale della elettromiografia (EMG) che rileva un ritardo nella conduzione dell’impulso neuromuscolare. Il 10/15% dei soggetti con miastenia è portatore di timoma, mentre il 60/80% dei miastenici di età inferiore ai 40 anni presenta una iperplasia dei follicoli linfatici del timo: sia per il timoma sia per la iperplasia timica può essere indicata l’asportazione del timo a scopo terapeutico.

“I vantaggi della timectomia robotica (GTR, gruppo timectomia robotica) sono di gran lunga superiori alla tecnica per via sternotomica (GTC, gruppo timectomia convenzionale)”, ci spiega.  Dopo aver comparato alcuni parametri (tempo operatorio, complicanze intra e peri/operatorie, permanenza del drenaggio toracico, degenza post/operatoria, dolore peri e post/operatorio) tra l’intervento con robot e quello convenzionale, “abbiamo rilevato – continua la professoressa –  che la durata dell’intervento è risultata sovrapponibile (in media nel GTR 152,5 minuti rispetto a 140 minuti nel GTC) ed entrambi i gruppi non hanno evidenziato complicanze intra/operatorie”.

L’intervento nel GTR ha richiesto un drenaggio pleurico per circa 4 giorni (range 3/5 giorni) con un decorso post/operatorio regolare e senza complicanze, nel GTC due drenaggi (mediastinico e pleurico) per 7 giorni (range 6/10 giorni) con complicanze post/operatorie minori nel 29% dei casi. Nel GTR la degenza media post/operatoria è stata di 6 giorni (range 4/8 giorni), nel GTC di 10 giorni (range 6/22 giorni). Il dolore peri/operatorio, valutato come durata di terapia analgesica, nel GTR ha presentato un valore medio di 42 ore (range 12/72 ore), nel GTC è di 122 ore (range 12/264 ore), quindi circa tre volte inferiore nel GTR. Mentre il dolore post/operatorio, valutato come durata della terapia analgesica a domicilio calcolata in settimane, nel GTR ha un valore medio di 1 settimana (range 0/4 settimane), nel GTC di 6 settimane (range 0/24 settimane), quindi sei volte inferiore nel GTR.
“Alla luce di questi dati sono soddisfatta per aver ridotto le sofferenze patite dal paziente che torna a casa pochi giorni dopo l’intervento rispetto al passato guadagnando in qualità della vita, e per aver tagliato i costi a carico del SSN, che in tempi di spending review non è poca cosa”, conclude la prof.ssa Angela De Palma.

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