Nelle province con un numero più elevato di rapporti di lavoro nell’ambito delle attività essenziali, il numero dei contagiati da Coronavirus è cresciuto più velocemente. È quanto emerge da uno studio effettuato dalla Direzione Centrale Studi e Ricerche dell’Inps, che analizza i dati provinciali della Protezione Civile relativi ai contagi da Covid-19 tra il 24 febbraio e il 21 aprile e i dati amministrativi di fonte Inps relativi alla quota dei rapporti di lavoro nei settori considerati essenziali dai due provvedimenti restrittivi del marzo 2020.
Dall’analisi emerge che, se nel primo periodo la curva del contagio è cresciuta nello stesso modo fra tutte le province analizzate, dal 22 marzo, data in cui è stato emanato il provvedimento di lockdown più restrittivo, il contagio ha registrato un picco in quelle province con più rapporti di lavoro nei settori essenziali, per poi decrescere più lentamente dall’inizio aprile, quando il numero generale dei contagiati ha iniziato a diminuire.
Lo studio dimostra, inoltre, che negli ultimi giorni osservati, nei settori che si collocano sopra la fascia mediana dei settori essenziali – in cui, cioè, è maggiore il numero dei lavori appartenenti a questo ambito di priorità – vi sono in media 10 contagiati in più al giorno: dato non certo trascurabile. La differenza risulta ancora più marcata se si considera anche la densità di occupazione a livello provinciale: aggiungendo tale elemento all’analisi, emerge infatti che l’impatto dell’esposizione a settori essenziali risulta essere leggermente più elevato rispetto al caso in cui si considera solo la variabile dell’essenzialità del settore (13 contagiati in più al giorno contro 10).
Un’evidenza, questa, che suggerisce, seppur in modo indiretto, che le misure di lockdown hanno limitato la diffusione del contagio e che questo effetto di contenimento è minore nelle province dove le limitazioni sono state meno stringenti a causa della maggiore quota di rapporti di lavoro essenziali.
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