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Durante la pandemia le aziende della distribuzione intermedia di farmaci e dispositivi hanno lavorato senza sosta consegnando 2,7 miliardi di prodotti, tra cui 6 milioni di vaccini, 25 milioni di tamponi e test Covid, 175 milioni di mascherine e 2 miliardi di farmaci. Essenziale per rispondere all’emergenza sanitaria, il settore è oggi piegato dal caro energia e carburanti “che mettono a rischio la sostenibilità del sistema”. Questa la denuncia di Federfarma Servizi, la sigla che rappresenta il ‘meccanismo invisibile’ che permette di trovare il farmaco in farmacia a poche ore dalla richiesta.

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“Le farmacie hanno disponibili centinaia di prodotti, ma non possono stoccare l’intero prontuario. Una quota importante dei farmaci, inoltre, dev’essere conservata a temperatura controllata e in celle frigorifere – spiega Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi – quindi, richiedono alle nostre aziende ciò di cui hanno bisogno”. Nel triennio 2020-23 di consegne ne sono state fatte ben 50 milioni in tre anni.

 Vero e proprio ‘hangar’ di farmaci, parafarmaci e dispositivi medici che garantiscono il rifornimento costante delle farmacie, il settore è messo alla prova, prosegue Mirone, “dalla carenza di diversi prodotti come gli antibiotici” e “dall’incremento del prezzo del carburante e dell’energia necessaria a mantenere illuminazione, automazione e raffreddamento 24 ore su 24, 7 giorni su 7”. Condizioni che pesano sula distribuzione intermedia, che, conclude, “è in attesa dal 2010 di una riforma della remunerazione, oggi ancora più urgente”.


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