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Adidas e Puma, “fratelli coltelli”

Pubblicato da: dott.ssa Federica Dileone | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:03

Nel corso del 1920 due fratelli tedeschi, Adolf (Adi) e Rudolph (Rudi) Dassler fondano una fabbrica di calzature vicino Norimberga, la “Gebrüder Dassler Sportschuhfabrik”, dove producono le prime scarpe da calcio con i tacchetti e le prime scarpe da atletica chiodate. Il successo arriva durante le Olimpiadi del 1928, quando il campione Jesse Owens vince quattro medaglie d’oro alle olimpiadi di Berlino calzando proprio le loro scarpe.

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La crescita della fabbrica viene però bloccata a causa della gelosia, dell’amarezza e delle divergenze politiche che portano i due fratelli a separarsi e a dar vita a due aziende parallele all’interno della stessa città: Adi la chiama “Adidas”, una combinazione “Adi” e “Das” (abbreviazione di Dassler), e Rudi  la chiama “Ruda”, poi tramutato in ciò che noi oggi conosciamo come “Puma”.

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Nesce quindi una forte concorrenza, che acceca i due fratelli, distogliendo la loro attenzione dalla “neonata” Nike. Oggi la Nike domina nel settore di calzature sportive.

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Questa storia potrebbe essere considerata una sorta di esempio di rivalità tra fratelli che, tra gli esiti, può portare anche a comportamenti aggressivi e competitivi, invadendo anche diverse esperienze di vita, come appunto la carriera.

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La rivalità fraterna è una forte concorrenza tra fratelli per il riconoscimento e l’attenzione dei loro genitori. Generalmente inizia quando nasce un bambino e il fratello più grande teme che questo prenderà il suo posto e si chiede perché, se i suoi genitori lo amavano così tanto, hanno voluto un altro bambino. Il bambino più grande può diventare estremamente geloso e mostrare un comportamento aggressivo nei confronti del fratellino piccolo oppure potrà isolarsi o sviluppare atti regressivi o infantili come bagnare il letto durante la notte. Questo comportamento regressivo è considerato un modo del bambino per cercare di ristabilire un ruolo subordinato ai suoi genitori, bisognoso di cure.

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Statisticamente la rivalità tra fratelli è del tutto normale in quanto presente nella maggior parte delle famiglie con due o più figli. Tuttavia, seppur diffusa, non è detto che sia un qualcosa di sano o positivo. Certo, litigi in piccole dosi potrebbero contribuire a sviluppare la capacità di risoluzione di conflitti, o le abilità sociali, o linguistiche, ma dei conflitti eccessivi potrebbero essere deleteri e frustranti sia per i genitori che per i figli.

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Il litigio può nascere sia per il possesso di vari elementi (dal cibo ai giochi al controllo della TV), sia per un bisogno di attenzione e affetto. A volte, involontariamente, può accadere che i genitori diano più attenzione ad un figlio rispetto all’altro. Questo può accadere perché è il primo nato, o l’ultimo, o perché uno dei figli dimostra delle qualità o attitudini particolarmente vicino al genitore (ad esempio un papà che è allenatore di calcio può sentirsi più vicino al figlio che pratica lo stesso sport rispetto al figlio che non pratica sport), o perché ci si trova di fronte ad un “bambino speciale” che può avere bisogni speciali in quanto malato o con problemi comportamentali.

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Quando i bambini non vengono trattati allo stesso modo, sono più propensi ad essere aggressivi nei confronti dei loro fratelli. Inoltre i bambini imparano osservando il loro ambiente: se i loro genitori combattono e discutono molto, o se si guardano i programmi e giochi violenti, i bambini rischiano di copiare questi comportamenti.

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È molto importante far sentire speciale ogni bambino, in modo da fornirgli un’attenzione individuale e specifica. Nel caso del fratello maggiore geloso del nuovo arrivato bisogna riuscire a comprendere il suo disagio e la sua paura di non essere più amato. È per questo che bisogna cercare di non intervenire con atteggiamenti punitivi. Piuttosto bisogna iniziare a ragionare tramite un sistema di “premi”: non si punisce il bambino ogni volta che sbaglia, ma lo si premia quando sviluppa comportamenti positivi, soprattutto nei riguardi del fratello. È importante dare la giusta attenzione, sorvolando, quando è possibile, su tutti quei comportamenti tipici di regressione.

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In caso di discussioni si dovrebbe cercare di rimaner fuori il più possibile e, in caso di intervento, assumere un atteggiamento più neutrale possibile, cercando di portarli ad un confronto e ad una discussione su quello che sta accadendo, incitandoli a trovare un giusto compromesso. Inoltre è importante sottolineare il gesto o il comportamento negativo, lasciando fuori quella che è la persona.

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Potrebbe essere fruttuoso anche incoraggiare attività che promuovono il lavoro di squadra e lo stare insieme. Insegnate ai vostri figli a lavorare in modo cooperativo insieme, aiutandoli a comunicare ed esprimere le proprie idee, incoraggiando anche i vostri figli ad accettare le idee della sorella o del fratello: per come si suol dire, “due teste sono meglio di una!”

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I fratelli Adisas e Puma per fortuna si sono riconciliati a distanza di anni durante una partita di calcio. Quando i bambini sono più piccoli, è più facile risolvere queste rivalità tra fratelli. Ma quando si invecchia i problemi diventano più complicati e non vi è una soluzione semplice per ogni incidente.

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