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Bari, Emiliano presenta la sua squadra per le primarie e attacca: “Se Renzi vince, il Pd perde l’elezioni”

Pubblicato da: Vincenzo Damiani | Mer, 22 Marzo 2023 - 19:44

Oggi pomeriggio, alll’hotel Parco dei Principi di Bari, Michele Emiliano, candidato alla segreteria nazionale del Partito democratico, ha presentato le liste dei delegati pugliesi all’assemblea nazionale del Pd a sostegno della sua mozione.

La lista contiene 142 nomi: 80 uomini e 62 donne. Il capolista è Pierluigi Introna, figlio di Onofrio, l’ex presidente del Consiglio regionale. Tra i candidati anche Gaetano Delzio, biscegliese che il governatore della Puglia porta ad esempio per esprimere un concetto alla base del suo programma. “Noi non rottamiamo nessuno – dice Emiliano – abbiamo abolito il verbo rottamare per gli esseri umani. La nostra parola chiave è partecipazione: è questo il cuore della mozione che stiamo presentando al congresso. Non possiamo vivere soltanto di primarie e non ci interessa la testa del segretario: ci interessano le teste pensanti di ciascuno”.

Il governatore pugliese non ha mancato di lanciare la sua stoccata quotidiana all’ex premieri Matteo Renzi: “Appoggiare Renzi se, in caso di vittoria alle primarie, volesse elezioni anticipate? No, assolutamente no. Anzi il rischio è proprio questo: una vittoria di Renzi probabilmente ci spingerebbe ad elezioni anticipate. Insomma la vittoria di Renzi sarebbe negativa per molte ragioni, la principale è che ci farebbe perdere le elezioni, non so se le perderemmo con Berlusconi o con il Movimento Cinque Stelle, ma Renzi non può vincere le elezioni, questo è il punto fondamentale”, ha risposto così nel corso di Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24. “Mi sto difendendo credo bene davanti al Csm – prosegue – sono davanti a un giudizio, credo, sperimentale. Chiamiamolo così e vedremo come andrà a finire”.

Sul Csm dice ancora: “La Procura generale della Cassazione dice chiaramente che sta cercando di capire come deve regolarsi in questi casi. Il problema delle porte girevoli tra magistratura e politica in realtà non esiste, però bisogna evitare che ci possa essere. Quindi basterebbe fare una norma che consenta, o obblighi addirittura, i magistrati che fanno politica, quando rientrano a lavoro di rientrare in un altro posto della pubblica amministrazione e non in magistratura. È semplicissimo”.

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