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Bari, inchiesta sul terrorismo: verifiche sui contatti del camionista. Lui disse: “Sì alla distruzione delle chiese”

Pubblicato da: Vincenzo Damiani | Mer, 22 Marzo 2023 - 18:46

L’inchiesta sul 40enne indagato per terrorismo non è chiusa: la Dda, dopo avergli notificato il provvedimento di sorveglianza speciale, ora sta svolgendo accertamenti sulla rete di amicizie e collegamenti del 40enne Muhammad Alfredo con altri personaggi legati all’Islam fondamentalista. Le perquisizioni hanno fornito agli investigatori della Digos nuovi spunti, è stato rinvenuto “materiale informatico” ritenuto “molto interessante”.

Su facebook, il camionista barese – nato e cresciuto in Italia e convertitosi all’islam nel 2010 – ha decine e decine di contatti con alcune persone considerate estremiste. All’uomo sono stati ritirati i documenti per l’espatrio e sospesa la patente, anche il Tribunale per i minorenni di Bari è intervenuto disponendo l’allontanamento dei due figli minori che sono stati affidati ai servizi sociali e trasferiti in una comunità a spese del Comune. Solo la moglie del camionista, una donna originaria della Costa d’Avorio, ha potuto seguire i piccoli. Le indagini sono partite nel giugno del 2016 dopo le segnalazioni fatte da alcune persone vicine a Muhammad Alfredo che avevano notato in lui uno strano cambiamento: gli investigatori hanno cominciato a monitorarlo, soprattutto su internet, ed è emerso subito il suo collegamento con personaggi impegnati attivamente nella propaganda jihadista.

“Giustifico gli imam e i governi che spingono per la distruzione delle chiese in terra islamica”, ha detto l’indagato durante un’intervista alla trasmissione Piazza pulita. Tra gli elementi acquisiti dagli inquirenti c’è anche la minaccia da parte del 40enne di fare ricorso al martirio, diffusa via web come risposta a coloro che non avevano condiviso la sua scelta di aderire al radicalismo islamico. “Bisogna costruire una società fondata sulla sharia”, ha dichiarato qualche giorno fa alla giornalista di “Piazza pulita”.

Nel corso del servizio televisivo, il camionista di Turi ha ammesso che avrebbe sottoposto le proprie figlie all’infibulazione e che avrebbe anche favorito il loro precoce matrimonio nel rispetto della sharia. Non solo: alla giornalista, costretta a coprirsi da capo a piedi per poterlo intervistare, non ha nascosto che nei confronti della moglie usa talvolta “metodi correttivi” in caso di errore, ritenendo la donna un essere inferiore all’uomo e bisognosa di un “tutore”. “Se l’uomo chiede alla moglie di avere un rapporto sessuale, la richiesta deve essere esaudita anche se la donna si trova in un forno cocente”, ha detto durante l’intervista. “Il marito può percuotere la moglie, ma non in maniera violenta”, ha aggiunto. E ancora: “L’Islam moderato è una innovazione e come tutte le innovazioni finirà nel fuoco”. L’udienza per la discussione in camera di consiglio del provvedimento di sorveglianza speciale è stata fissata per il prossimo 3 aprile.

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