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Bari, la dura vita del ciclista tra buche, cantieri e corsie riservate mancanti

Pubblicato da: Natale Cassano | Mer, 22 Marzo 2023 - 12:33

Buche, ostacoli, corsie riservate mancanti: non è sempre facile per un ciclista muoversi a Bari. Per capirlo basta affrontare un viaggio su due ruote dal quartiere Libertà fino al lungomare, uno dei percorsi preferiti da chi usa la bici.rnrnLa pista ciclabile in corso della CarboneriarnIn sella al nostro mezzo a due ruote, da via Crispi raggiungiamo l’inizio della pista ciclabile in corso Mazzini. La striscia di strada di colore rosso è frequentata ogni giorno da centinaia di pedoni, che la usano al posto del marciapiede, rendendo difficoltoso il transito delle bici. In alcuni punti il cemento presenta buche e dossi, che mettono a dura prova la nostra stabilità.rnrnPoco dopo l’incrocio con via Brigata Regina i lavori di un cantiere occupano parte della pista ciclabile e si può utilizzare solo una delle due carreggiate. La pista termina dopo un chilometro, all’altezza della rotonda di via Nazariantz.rnrnIl ponte “strallato” inibito a pedoni e ciclistirnrnQui sorge il “ponte strallato”, che gli automobilisti baresi conoscono bene, poiché permette l’accesso all’Asse nord – sud. Non sono così fortunati pedoni e ciclisti, che non hanno possibilità di attraversarlo, se non passando dalla via sottostante che costeggia il tribunale. Le carreggiate ai lati della strada sono infatti chiuse per lavori. All’inaugurazione di settembre l’amministrazione aveva promesso di aprire la pista ciclabile entro un mese: “Il tempo di sistemare la segnaletica”, aveva spiegato l’assessore ai Lavori Pubblici Giuseppe Galasso. Di mesi ne sono passati due, ma ancora l’accesso è inibito a chi non possiede un’auto o un motorino.rnrnLa pista ciclabile sul lungomarernrnDa corso della Carboneria l’unico modo per raggiungere l’altra pista ciclabile, che costeggia il lungomare, è quindi buttarsi nel traffico, imboccando via Napoli. Qui, facendo lo slalom tra automobili parcheggiate in doppia fila e asfalto rovinato, riusciamo a raggiungere nuovamente la carreggiata di colore rosso su corso Vittorio Veneto.rnrnProcediamo così verso il quartiere Libertà, che però non riusciamo a raggiungere solo con il percorso riservato a ciclisti e pedoni: la pista termina all’altezza del liceo classico Quinto Orazio Flacco. O per lo meno quella ristrutturata negli ultimi anni: fino a corso Mazzini si può utilizzare la corsia unica per le bici ricavata sul marciapiede che costeggia il porto. La pista risale ai “Giochi del mediterraneo” degli anni ’90 e si vede: manca del tutto la segnaletica verticale e quella orizzontale è ormai sbiadita.rnrnSiamo quindi costretti a tornare in mezzo al traffico, provando a scansare gli autobus che transitano nelle corsie laterali, oltre agli altri veicoli motorizzati. Arrivati all’altezza del lungomare monumentale sfruttiamo i larghi marciapiedi per proseguire il cammino in sicurezza, ma anche qui bisogna fare lo slalom tra tavolini dei bar, panchine e fermarsi agli incroci, visto che molti marciapiedi non hanno le discese per i disabili.rnrnIl ritorno al quartiere LibertàrnrnIl nostro viaggio termina su corso Vittorio Emanuele, da cui raggiungeremo di nuovo il punto di partenza: corso Mazzini. Qui tra buche, dossi ed asfalto crepato, la vita non è facile per le nostre ruote, che ad ogni scossone sono a rischio foratura. Riusciamo però comunque ad arrivare al quartiere Libertà, passando attraverso l’arteria di via Crispi. Il nostro viaggio è finito, a questo punto non ci rimane che riflettere sul fatto che buona parte del nostro percorso lo abbiamo fatto tra le auto, lo smog e le buche.rnrn 

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