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Pino Gesmundo (Cgil): “Due giovani su 10 in Puglia non hanno un lavoro”

Pubblicato da: redazione | Mer, 22 Marzo 2023 - 20:10
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“Due giovani su dieci in Puglia non hanno un lavoro. In tanti hanno smesso di cercarlo, molti sono vittima del ricatto di un reddito a qualunque costo e accettano un impiego in nero, con sottosalario e sfruttamento. A fronte di questo assistiamo nella nostra regione a un continuo calo delle assunzioni a tempo indeterminato: si 01perde lavoro stabile e quel poco che si crea è precario, mentre aumentano i licenziamenti per motivi disciplinari.

Questi sono gli effetti del jobs act, che ha portato un attacco senza precedenti ai diritti e al lavoro. Non sono queste le ricette che possono consentirci di uscire da una crisi che ha mietuto centinaia di imprese e oltre 100mila posti di lavoro. Non è con i caporali che si mette a valore la straordinaria potenzialità del nostro sistema agroalimentare. Gli effetti della crisi e le proposte della Cgil saranno per noi al centro delle iniziative che terremo in Puglia in occasione delle celebrazioni del Primo Maggio. Una festa che ci ricorda la centralità del lavoro nella nostra società e la difesa della sua dignità”.

Così Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia. “La politica deve fare i conti con la realtà, e prendere atto che 20 anni di attacco al lavoro e ai diritti – commenta Gesmundo – non ha prodotto nessuna crescita economica e dell’occupazione, anzi. E il trend si conferma con gli ultimi dati Inps: le assunzioni nella nostra regione a tempo indeterminato calano del 9,2 per cento rispetto al periodo gennaio-febbraio del 2016. Quando già avevano segno negativo rispetto all’anno precedente, quando solo in presenza della decontribuzione totale avevamo assistito a un aumento delle assunzioni. Significa che si perde lavoro sicuro, stabile, qualificato. Un argine lo abbiamo messo vincendo la nostra battaglia sui voucher: dal 2008 al 2016 in Puglia ne sono stati venduti 16 milioni e mezzo. Buoni lavoro che sono serviti – queste le denunce raccolte – a coprire turni interminabili e lavoro nero, si veniva pagati due ore e se ne lavorano anche dodici. Altro che strumento per far emergere le irregolarità”.

 

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