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In quattro vivevano in vecchi box in alluminio, arrestati caporale e agricoltore a Noicattaro

Pubblicato da: redazione | Mer, 18 Settembre 2019 - 07:15
Caporalato

I carabinieri hanno arrestato un imprenditore agricolo e un “caporale” per sfruttamento del lavoro. È accaduto a Noicattaro dove ieri i militari hanno arrestato un 80enne, titolare di un’impresa agricola di Noicattaro, e un 37enne ghanese, quest’ultimo ritenuto responsabile di aver reclutato alcuni connazionali per lavorare nell’azienda dell’80enne.

I miliari hanno focalizzato l’attenzione su alcuni vigneti, all’interno di una vasta azienda agricola, dove avevano scoperto la presenza di una roulotte e di un container, in cui vivevano alcuni giovani di origine africana, che si occupavano di tutte le attività riguardanti la cura delle piante e la raccolta dell’uva. Al fine di verificare il rispetto delle norme poste a tutela dei lavoratori, i militari hanno effettuato un controllo all’interno dell’azienda, nel corso del quale hanno identificato quattro cittadini ghanesi, di età compresa tra i 41 ed i 21 anni, uno dei quali con permesso di soggiorno scaduto.

Lavoravano in media 6/8 ore al giorno, ricevendo una paga giornaliera di 35 euro, quando il contratto collettivo nazionale, per le stesse mansioni, ne prevede almeno 67 lorde. Per tutti erano riservati alloggi fatiscenti, ricavati all’interno di un box in lamiera e di una vecchia roulotte, ammassate in un terreno brullo, al centro della proprietà, invisibili dall’esterno, nei cui spazi ristrettissimi, i lavoratori dormivano e cucinavano, in cattive condizioni igieniche, come certificato dai medici dell’Asl. I carabinieri, hanno inoltre accertato che, chi si lamentava, veniva minacciato dal “caporale” di essere sostituito, perdendo così il lavoro che permetteva ad ognuno di loro di mantenere le rispettive famiglie nel Paese d’origine.

Al termine degli accertamenti l’80enne ed il 41enne sono stati entrambi arrestati con l’accusa, rispettivamente, di sfruttamento del lavoro e di intermediazione illecita; inoltre, sono state contestate altre violazioni connesse quali: l’impiego di lavoratori privi di permesso di soggiorno (art. 22 d.lgs. 286/98), l’omessa formazione dei dipendenti sui rischi per la salute e sicurezza sul lavoro e mancata valutazione delle condizioni di salute in relazione all’impiego (artt. 18, 36, 37,  d.lgs 81/2008); l’impiego di lavoratori subordinati “in nero” (art. 3 d.l. 12/2002) e  il divieto di retribuzione mediante pagamenti non tracciabili (art. 1 co. 910, 913 L. 205/2017).

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