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Scontro treni Andria, i parenti delle vittime: “Uccisi due volte”

Domani l'anniversario del tragico evento. In serata sarà deposto uno striscione

Pubblicato da: redazione | Mar, 11 Luglio 2023 - 18:00
L'immagine dall'alto dello scontro dei treni

“Uccisi due volte”. È il messaggio che si leggerà sullo striscione che i familiari di alcune delle 23 vittime dell’incidente ferroviario avvenuto il 12 luglio di sette anni fa, sulla tratta del binario unico tra Andria e Corato, deporranno in serata, in occasione dell’anniversario della scomparsa dei propri cari. Un messaggio rivolto, in particolare, non solo alla memoria delle persone che hanno perso la vita nel tragico evento, ma anche alla giustizia italiana, in seguito alla sentenza emessa dal tribunale di Trani dello scorso 15 giugno che ha condannato il capostazione in servizio ad Andria, Vito Piccarreta e il capotreno del convoglio ET1021 partito da Andria e diretto a Corato, Nicola Lorizzo.

La sentenza ha visto l’assoluzione degli altri imputati, tra loro i vertici di Ferrotramviaria, la società di trasporti ferroviaria che si occupa di gestire la tratta. Una decisione che ha scatenato diverse polemiche. “Lo striscione non fa altro che ribadire quello che pensiamo noi parenti delle vittime: sono stati uccisi una seconda volta” – ha spiegato all’Ansa Daniela Castellano, figlia di Enrico, morto nello scontro e componente dell’associazione strage treni in Puglia 12 luglio 2016, composta dai parenti delle vittime.

“I giudici – ha proseguito – non hanno tenuto conto dell’impianto accusatorio assolvendo tutta la dirigenza e riducendo tutto a un assurdo errore umano. Se ci fosse stato un sistema di sicurezza adeguato oggi non saremmo qui a ricordare i morti, ma forse qualche ferito o i treni non sarebbero partiti dalle stazioni. Qualunque cosa dica la giustizia italiana sono stati uccisi una seconda volta” –  evidenzia sottolineando la colpevolezza di Ferrotramviaria. “Per noi – dichiara infine – la colpevolezza è concreta e reale al di là di quello che tre giudici in primo grado hanno deciso.  È impossibile mandare giù questa pillola amara. A fare male è anche il silenzio delle istituzioni: dalla premier Meloni al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella passando per il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Nessuno ci ha mandato un messaggio, nessuno ha abbracciato il nostro dolore. Nessuno si è ricordato di noi. Non valiamo niente” – ha concluso.

Foto repertorio

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