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Le tradizioni natalizie a Bari, tra cenoni a base di pesce e novene intorno al presepe

Pubblicato da: Natale Cassano | Mer, 22 Marzo 2023 - 12:59
Alimentazione Feste

Arriva il Natale e i baresi si dividono come ogni anno tra cenoni pieni di portate e i riti religiosi. Ma quali sono le tradizioni natalizie che in città si tramandano da decenni? Per capire come passeranno i cittadini queste festività abbiamo interpellato Michele Fanelli, presidente del circolo Acli-Dalfino a Bari vecchia.rnrnLa vigiliarnrnIngrediente fondamentale per il cenone della vigilia a Bari è il pesce, che non può mancare sulle tavole. “Non solo la classica anguilla, con cui si fa il sugo – spiega Fanelli -, ma anche i frutti di mare. Tra noci, allievi e canestrelli, è questo l’aperitivo dei baresi che si accompagna con la ‘giardiniera’, il misto di verdure che non manca mai sulle tavole”.rnrnMolto radicate anche le tradizioni religiose, non solo per il giorno di Natale. “La sera della vigilia – prosegue – si fa l’ultima novena: quando Gesù bambino nasce si va tutti attorno al presepe e si fa la preghiera prima di mettere il bambinello nella grotta. Qualche anno fa si faceva addirittura la processione al bambinello, con il ‘compare’ e la ‘comare’ che mettevano attorno alla statuetta un laccetto, come se fosse un battesimo. La donna diventata la comare di San Giovanni”.rnrnLe tradizioni a Natale e Santo StefanornrnA Natale i baresi invece vanno a messa e visitano i parenti, anche defunti. D’obbligo è la tappa al cimitero, per dare un saluto a chi non c’è più. Poi si torna a tavola: “Anche il giorno di Natale – commenta Fanelli – si fa la tavolata con tutti i familiari. A tutto quello che si è mangiato la sera prima si aggiungono i piatti di carne”.rnrnE a Santo Stefano? Dopo due giorni di maratone a tavola i baresi si tengono leggeri: il pranzo del 26 dicembre vede come grande protagonista il brodo. Anche dopo aver mangiato si continua a stare insieme: la famiglia si riunisce davanti al tombolone e agli altri giochi da tavola con cui si passa la serata. “Per segnare i numeri – conclude Fanelli – si usavano ‘l pipin’, cioè quello che rimaneva del mandarino dopo averlo mangiato”.

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