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Tasso fisso o variabile? Cosa conviene sottoscrivere per mutui e prestiti

Pubblicato da: redazione | Mar, 6 Giugno 2017 - 10:45

Una questione che viene posta spesso a un consulente finanziario o al classico direttore di banca, è la scelta tra tasso fisso e tasso variabile, specie con riferimento ai mutui.

Prestiti e mutui, dopo diversi periodi di contrazione, sono tornati a crescere in Italia. Vediamo cosa conviene oggi allora, giacché sicuramente in molti sono alla ricerca di mutui convenienti e suggerimenti collegati.

Intanto una premessa, che fa comprendere meglio anche la dinamica di aumento del credito a privati. Negli anni 2008/2011 ci sono state diverse crisi finanziarie, che tutti ricordiamo nitidamente. L’ultima era provocata soprattutto dalle difficoltà del sistema del debito pubblico europeo. Il caso greco, ma anche le difficoltà di diverse paesi, compresa l’Italia, di sostenere l’indebitamento pubblico (emissione e poi pagamento dei vari titoli di stato) a fronte di economie in recessione e PIL (la ricchezza nazionale) in calo.

Una risposta a quella crisi è stata la drastica riduzione dei tassi di interesse. Il presidente della Bce Draghi, ma anche le altre banche sovrane, hanno avviato una nuova fase storica. In parole povere, per ridurre l’enorme peso del debito sulle economie nazionali, si è deciso di portare i tassi a livelli bassissimi.

Il “costo del denaro”, che in alcuni paesi europei è fermo a 0. Chiaro il motivo. Se io (governo) devo restituire con interessi il denaro che gli investitori mi hanno prestato, riconoscere un tasso di interesse dell’1% invece che il 6% rappresenta un modo semplice di ridurre l’esborso di medio e lungo periodo. Allo stesso modo, con la riduzione dei tassi, si è permesso alle aziende di accedere al credito con minore impatto sui futuri flussi di cassa. Stiamo quindi vivendo, da ormai 5 anni abbondanti, un nuovo, storico, ciclo economico. Il costo del denaro è a zero, come l’inflazione, e lo sarà ancora per anni, per una dichiarata e precisa scelta politica.

Chi ha qualche anno in più ricorda sicuramente i tassi di Bot e Btp (i classici titoli a tasso fisso dello stato italiano, su cui si modellano i tassi obbligazionari) arrivare al 6 o 10 o persino 12% annuo, a seconda delle scadenze. Una lunga stagione, durata un trentennio: ormai alle spalle in modo incontrovertibile.

Fatta questa premessa, si comprende meglio, come e perché si è arrivati alla situazione attuale: il tasso a cui si presta il denaro è bassissimo. Lo sanno bene coloro che depositavano, anche con semplici strumenti, i propri risparmi con ritorni del 2% o del 3% annuo netto, e oggi si accontentano di miseri “zerovirgola”.

Detto ciò quindi, meglio mutuo a tasso variabile o tasso fisso? Su durate brevi, o medie, sembrerebbe dunque preferibile il tasso variabile, perché oggi si parte da posizioni assolutamente favorevoli e le prospettive di 5/10 anni lasciano certamente pensare ad una convenienza. Laddove si arriva a mutui di durata di 20 o 25 anni, se si spunta un tasso fisso particolarmente contenuto (attualmente ci sono proposte anche al 2%), conviene prenderlo in considerazione. Attenzione però alle spese nascoste, alcune forme di prestito prevedono tassi attraenti e costi accessori obbligatori che portano l’esborso effettivo a livelli superiori alle medie di mercato.

Ma oltre alla valutazione sulle convenienze dei tassi, la considerazione principale da fare è un’altra: mai come oggi, almeno in Europa, si sono trovate condizioni così favorevoli agli investimenti in economia reale.

Reperire il denaro per avviare attività e imprese è conveniente dal punto di vista finanziario. Allo stesso modo, chi ha risparmi da investire, deve puntare, almeno in parte, ad acquisire partecipazioni dirette o indirette all’economia reale. E’ una scommessa che tutti i dati finanziari fanno pensare possa essere vincente. In sostanza, nell’epoca del “tasso zero” e del denaro facilmente accessibile, conviene e converrà sempre di più, utilizzare questo denaro in attività di economia reale, piuttosto che tenerlo fermo per ricevere rendite passive (gli interessi a tasso fisso).

E’ l’altra faccia del momento particolare del costo del denaro. Ma, a prescindere dalla scelta di tasso variabile o fisso (che va sostanzialmente correlata alle durate), è un ottimo momento sia per chi ha bisogno di richiedere credito, sia per chi deve investirlo, per mettere entrambe le operatività a disposizione della ripresa economica in atto in Europa.

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