Dieci persone, tra cui l’ex assessore regionale Alfonsino Pisicchio e suo fratello Enzo, compariranno davanti al tribunale collegiale di Bari per rispondere di una serie di gravi accuse legate a corruzione, truffe e falsi. Il gup Nicola Bonante ha infatti deciso il rinvio a giudizio degli imputati, e il processo prenderà il via il 5 marzo.
All’udienza preliminare si sono già costituite parti civili sia la Regione Puglia sia il Comune di Bari, a testimonianza della portata delle vicende contestate. Tra gli episodi al centro dell’inchiesta c’è l’appalto da 5,5 milioni di euro del 2019 per il servizio di riscossione delle imposte comunali. Secondo l’accusa, i fratelli Pisicchio avrebbero fatto da intermediari tra imprenditori e funzionari pubblici per favorire l’aggiudicazione della gara, ottenendo in cambio regali di vario tipo: “mobili, tablet, un’auto, il pagamento di feste private, denaro e anche assunzioni o promesse di assunzioni”, si legge nell’atto. Nel caso di Alfonsino Pisicchio, queste operazioni avrebbero avuto anche l’obiettivo di garantirsi un consenso elettorale futuro.
Non si tratta però dell’unica contestazione. Il procedimento vede tra gli imputati anche soggetti accusati di aver messo in piedi truffe milionarie ai danni della Regione, attraverso la presentazione di polizze fideiussorie false per ottenere contributi destinati all’imprenditoria. “Secondo l’accusa, le somme indebite sarebbero state conseguite attraverso artifici contabili e documenti falsificati”, spiegano i magistrati.
Il rinvio a giudizio segna l’inizio di un percorso giudiziario che farà luce su pratiche che, se confermate, avrebbero colpito sia la pubblica amministrazione sia l’economia locale, mettendo in discussione trasparenza e correttezza negli appalti e nella gestione dei fondi pubblici.