Nel nuovo report nazionale sulla gestione dei rifiuti urbani, Bari registra una delle percentuali più basse tra le città con oltre 200 mila abitanti: il capoluogo pugliese raggiunge il 46% di raccolta differenziata, lontano dall’obiettivo del 65% fissato dalla normativa e dietro gran parte delle grandi città italiane.
Nel confronto diretto, Bari resta sotto Firenze (60,7%), Messina (58,6%), Torino e Verona (57,4%), e solo leggermente sopra Napoli (44,4%) e Roma (48%), anch’esse in ritardo, ma con segnali di crescita più marcati. Il dato barese pesa ancora di più considerando che, a livello nazionale, oltre il 72% dei comuni italiani supera il 65% di raccolta differenziata, mentre quasi il 90% intercetta almeno la metà dei rifiuti prodotti in modo separato.
A trainare la classifica è l’Emilia-Romagna, che nell’ultimo anno registra l’aumento più consistente (+1,7 punti), superando la soglia del 65% insieme a Marche (71,8%), Valle d’Aosta (71,7%), Umbria (69,6%), Piemonte (68,9%), Toscana (68,1%), Basilicata (66,3%) e Abruzzo (65,7%).
Il report rileva anche un incremento del trattamento dell’organico: circa 7,2 milioni di tonnellate sono state lavorate in impianti biologici (+3,9%), soprattutto in strutture integrate anaerobico/aerobiche. Parallelamente diminuisce il ricorso alla discarica, che scende al 14,8% dei rifiuti prodotti (4,4 milioni di tonnellate, –3,7%).
Sul fronte europeo, l’Italia centra già tutti gli obiettivi di riciclo degli imballaggi previsti per il 2025: anche la plastica supera per la prima volta il target, arrivando al 51,1%. Nel 2024, inoltre, è stato esportato il 4,3% dei rifiuti urbani prodotti (1,3 milioni di tonnellate), mentre Campania, Lazio e Lombardia risultano le regioni che esportano i volumi maggiori. In questo quadro, la performance di Bari evidenzia la distanza ancora da colmare per allinearsi alle migliori “esperienze” del paese: un risultato che rilancia il tema dell’efficienza del servizio e della partecipazione dei cittadini ai sistemi di raccolta.