La Puglia si trova al centro di un’intensa rete di controlli che interessa porti, strade e cisterne di olio, con l’obiettivo di fermare frodi e speculazioni che mettono a rischio il mercato dell’extravergine Made in Italy. L’iniziativa, sottolineano Coldiretti Puglia, è fondamentale per proteggere l’olio extravergine di oliva regionale, che negli ultimi tempi è stato travolto dall’arrivo di prodotto estero di qualità inferiore, capace di far crollare i prezzi e compromettere il lavoro degli agricoltori.
“Una rete serrata di controlli sta attraversando la Puglia, dai porti alle arterie stradali, con cisterne passate al setaccio dalle forze dell’ordine per bloccare frodi, speculazioni, oltre alle conseguenti pratiche sleali e contratti al ribasso che schiacciano il mercato dell’extravergine Made in Italy”, spiegano da Coldiretti.
I numeri parlano chiaro: nei primi otto mesi dell’anno, le importazioni di olio d’oliva vergine ed extravergine sono cresciute del 78%, con un’impennata soprattutto dalla Grecia (+139%). Secondo Coldiretti e Unaprol, questo aumento ha messo i produttori italiani in seria difficoltà, facendo perdere all’extravergine nazionale quasi tre euro al chilo in appena un paio di mesi.
Per far fronte a queste criticità, le associazioni di categoria chiedono un potenziamento del Portale SIAN, con l’obbligo di registrare non solo le compravendite di olio sfuso, ma anche quelle delle olive da olio. “Senza la tracciatura delle contrattazioni, comprese quelle delle olive – sottolinea Granieri – non potremo mai disporre di dati aggregati, territoriali e affidabili, indispensabili per restituire valore reale ai produttori e all’intera filiera olivicola italiana. L’obiettivo è fotografare ogni fase dello scambio, piazza per piazza, così da avere parametri oggettivi e non manipolabili”, aggiunge.
Ma mentre le istituzioni si concentrano sui flussi di mercato, nelle campagne pugliesi prosegue il problema dei furti di olive. Ogni anno le bande organizzate tornano con un modus operandi ormai consolidato, facendo incetta del frutto fino ai frantoi, dove spesso è necessario avvisare la Questura prima della partenza dei camion per garantirne la scorta fino all’autostrada. La situazione obbliga gli agricoltori a turni di vigilanza quasi militari, con rischi crescenti e costi aggiuntivi per recuperare il prodotto che i ladri non riescono a portare via.
I gruppi criminali operano con sorprendente rapidità: in soli due o tre minuti possono raccogliere più di 30 chili di olive per pianta, battendo i rami con mazze, talvolta anche di ferro, e danneggiando irrimediabilmente gli alberi. Le squadre si muovono in modo coordinato, mentre alcuni battono le chiome, altri trascinano le reti per raccogliere ogni frutto caduto.
A tutto ciò si aggiunge la devastazione degli uliveti: piante mutilate o rubate, atti vandalici che lasciano segni profondi proprio mentre la campagna di raccolta continua a offrire prodotti eccellenti per qualità e quantità. Gli agricoltori pugliesi si trovano così intrappolati in un fenomeno che si radica e si espande di anno in anno, mettendo a dura prova la sopravvivenza di una filiera simbolo dell’Italia.
