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Bari, intervista all’ex Allegretti: “Stagione unica: Bari è il calcio”

L'ex centrocampista del Bari ha parlato del match contro il Como, ma anche della sua carriera, della stagione in biancorosso e dell'attuale avventura alla Clivense

Pubblicato da: Nicola Lucarelli | Gio, 13 Aprile 2023 - 15:59

Nel prossimo match di campionato, il Bari dovrà misurarsi con il Como di Moreno Longo. Sono tanti gli intrecci tra la società biancorossa e quella lariana. Soprattutto negli anni 90, il club comasco era diventato una sorta di fucina di talenti per il Bari dell’ex Ds Carlo Regalia. Tantissime le giovani promesse pescate dal direttore sportivo biancorosso e che si sono consacrate nel calcio che conta: Da Zambrotta e De Ascentis passando per Gigi Sala. Ma sono anche tanti i doppi ex che hanno indossato sia la maglia biancorossa che quella blu reale.

Tra questi c’è Riccardo Allegretti, ex centrocampista dotato di ottima tecnica e specialista dei calci di punizione. Allegretti si  è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com per raccontare la sua carriera, il suo passato a Bari e Como, ma anche la sua avventura sulla panchina della Clivense.

Ha intrapreso la carriera da allenatore nel 2017. E’ transitato nel settore giovanile del Monza, poi è arrivata la chiamata di Sergio Pellissier e dal 2021 è il nuovo tecnico della Clivense, società nata dalle ceneri del vecchio Chievo. Che progetto è quello del presidente Pellissier?

“E’ un progetto ambizioso che prevede una risalita nei professionisti. Siamo nati dalle ceneri del Chievo, ma siamo una realtà tutta nuova anche se tutti quanti ci riconoscono come il Chievo. C’è voglia di fare bene: il presidente Pellissier ha voluto, sin dall’inizio, un club organizzato pensato come una società professionistica anche se giochiamo campionati dilettantistici. Con me c’è anche Pablo Granoche, vice tecnico.”

Clivense che è ripartita dalla Terza categoria. La scorsa stagione avete fatto incetta di trofei. Poi, c’è stata l’acquisizione del titolo sportivo del San Martino Speme, con conseguente iscrizione del club al campionato di Eccellenza Veneta. Come sta andando?

“Sta andando bene, siamo primi con tre punti di vantaggio sulla seconda in classifica e mancano due gare alla fine, anche se  dobbiamo recuperare ancora una partita. Abbiamo avuto un periodo di flessione, ma ora ci siamo ripresi. C’è entusiasmo e ci mancano quattro punti per la matematica promozione.”

Lo scorso anno il presidente Pellissier è anche sceso in campo e segnato diversi gol. Quest’anno ci ha riprovato?

“No, quest’anno non ha giocato. La scorsa stagione tutto è nato per gioco: il presidente aveva promesso ad inizio campionato che, se avessimo vinto, sarebbe sceso in campo per una partita. E così è stato: abbiamo vinto il campionato con due giornate d’anticipo e nella partita nella quale abbiamo festeggiato la promozione, ha mantenuto la promessa  giocando e segnando anche una doppietta.”

E Riccardo Allegretti che tipo di tecnico è? A chi si ispira?

“Non ho un modello di riferimento. Ho avuto la fortuna d’essere allenato da tanti allenatori bravi ed importanti. Sono un tecnico a cui piace la gestione: credo che un allenatore bravo sia quello che si adatta facilmente alle caratteristiche dei propri calciatori e non il contrario. Mi piace lavorare prima sugli uomini che sui calciatori.”

E veniamo alla carriera di Allegretti calciatore. Sicuramente è da considerarsi una bandiera della Triestina. Da quelle parti è una sorta di totem: 144 presenze e 22 reti…

“E’ la squadra nella quale ho giocato di più. Mia moglie è triestina, i miei figli sono nati a Trieste e attualmente vivo proprio nel capoluogo friulano. Insomma, sono tanti i fattori che mi legano a questa città. Se riguardo la mia carriera, Trieste ha rappresentato un qualcosa di unico e diverso.”

Per essere un centrocampista, ha segnato parecchi gol in carriera, soprattutto su calcio di punizione…

“Vero, avevo questa ‘dote’ sui calci piazzati che mi ha regalato madre natura. Non avevo corsa e fisicità e puntavo più sulla tecnica.”

Viene soprannominato “Bubba”, ci può spiegare il motivo?

“E’ una storia molto vecchia. Il mio primo soprannome era “bomba” perchè avevo un calcio potente. Poi è diventato “Bubba” dopo un errore di un tifoso e così è rimasto. Non c’è nessun legame con il Bubba di Forrest Gump.”

Sabato il Bari affronterà il Como. Nel club lariano ci ha giocato dal 2001 al 2003, collezionando 54 presenze e tre reti, ma soprattutto ottenne un’entusiasmante promozione in serie A…

“Esperienza assolutamente positiva perchè vincemmo il campionato di serie B facendo il record di punti. Grazie al Como ho potuto esordire in serie A: il sogno di ogni bambino. Sono state due annate completamente diverse: nella prima vincemmo il campionato, nella seconda retrocedemmo in B. Considero Como una piazza importante e un posto dove si vive bene e si può fare calcio.”

A Bari ha giocato nella stagione 2009 10. La stagione del decimo posto con Ventura allenatore. Che ricordi conserva?

“E’ stato il mio ultimo anno in serie A. Per la stagione che abbiamo disputato, per il traguardo raggiunto e per il contesto in cui abbiamo giocato, è stata una cosa unica. Bari è una realtà che dovrebbe stare sempre in serie A. Bari è il calcio, non un posto dove si può fare calcio. Eravamo un gruppo unito: ricordo che, una volta a settimana, facevamo una cena noi “vecchi” della squadra. C’eravamo io, Stellini, Almiron e Gillet.”

In quel campionato mise a segno anche tre reti in 16 presenze. Ottimo bottino. Si ricorda queste tre marcature?

“Come potrei dimenticarle? La cosa particolare di quella stagione era che o giocavo titolare o non giocavo proprio. In base alla squadra che andavamo ad affrontare, Ventura sceglieva i migliori interpreti. Già da inizio settimana sapevo se avrei giocato o no. Ho sempre accettato queste scelte del mister e mi trovavo bene anche tatticamente: partivo dall’esterno per poi giocare tra le linee.”

Come mai le strade di Allegretti e del Bari si separarono?

“Perchè venne meno il rapporto con Ventura: non ci furono grandi problematiche, ma venne meno la fiducia. Ventura scelse altri calciatori al mio posto. A questo aggiungiamoci che non ero più giovanissimo e non avevo nessuna intenzione di restare fuori rosa, così decisi d’andar via…”

Veniamo al Bari dei giorni nostri. Biancorossi protagonisti di un grande campionato con la serie A nel mirino…

“E’ una squadra importante che per il secondo anno sta facendo bene. Non mi sorprende che sia così in alto. L’entusiamo dei tifosi baresi poi, trascina e non poco. Conosco Mignani, abbiamo giocato insieme a Trieste: ragazzo eccezionale, allenatore capace. Col ds Polito ci ho giocato contro diverse volte.”

Come vede questa corsa alla serie A. Il secondo posto è ancora un obiettivo alla portata o vede il Genoa favorito?

“Il secondo posto è ancora raggiungibile anche se il Genoa ha un calendario migliore e dovrebbe raggiungere direttamente la serie A.”

Ma sabato c’è da battere il Como. Che partita si aspetta e per chi farà il tifo?

“Per il Bari sarà una partita difficile. Il Como è una squadra imprevedibile composta da ottimi calciatori. La squadra di Mignani giocherà in casa e dovrà sfruttare l’occasione davanti al proprio pubblico. Per chi tiferò? Mi mette in difficoltà: se dicessi “vinca il migliore” passerei per falso, quindi mi auguro che vinca il Bari.”

Foto Fc Clivense

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