La Corte di Cassazione, seconda Sezione Penale, in accoglimento del ricorso proposto dal cassazionista Dario Vannetiello del foro di Napoli e dall’avv. Fabio Schino del foro di Bari, nonostante la richiesta di inammissibilità formulata dal Procuratore Generale, ha annullato la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello di Taranto in data 26.4.2021 di anni 12 e mesi 8 di reclusione a carico del pluripregiudicato Elia Caputo, residente in Cassano delle Murge (Bari), per i reati di rapina pluriaggravata, sequestro di più persone, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco, fatti avvenuti di notte in data 17.11.2017, in una villa sita nel comune di Castellaneta, condotte ulteriormente aggravate dall’essere il Caputo recidivo reiterato per analoghi reati.
Durante la rapina si verificò anche un conflitto a fuoco con i carabinieri i quali ferirono uno dei rapinatori, Carparelli Pasquale, giudicato separatamente e definitivamente condannato ad anni 7 di reclusione.
La decisone assunta dai giudici capitolini è decisamente rara nel panorama giudiziario atteso che è stata annullata anche la sentenza emessa in primo grado dal Gup presso il Tribunale di Taranto in data 08.10.2019.
Di conseguenza, è proprio tutto da rifare dovendo il processo iniziare di nuovo.
“La difesa del Caputo – si legge in una nota – ha fatto breccia nei giudici capitolini per una sottile questione giuridica afferente alla violazione del diritto di difesa e al diritto al contraddittorio. In particolare, la difesa è riuscita a dimostrare la inutilizzabilità di un atto di centrale importanza: la relazione del R.I.S. dalla quale risultava che il sangue rinvenuto sugli arbusti adiacenti al luogo del delitto apparteneva del Caputo, prova principe che aveva incastrato il Caputo”.
Con la stessa decisione la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna emessa ai danni di Perrone Salvatore, residente a Brindisi, pari ad anni 8 e mesi 8 di reclusione.