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Torture e abuso d’ufficio in carcere a Foggia, 10 agenti arrestati

Due i detenuti che avrebbero subito le violenze, uno è affetto da patologie psichiatriche

Pubblicato da: redazione | Lun, 18 Marzo 2024 - 14:36
foto google

Dieci agenti di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Foggia sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari con le accuse di tortura, abuso d’ufficio, abuso di autorità contro arrestati o detenuti, omissione di atti d’ufficio, danneggiamento, concussione, falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri.

L’ordinanza è stata emessa dal gip del tribunale di Foggia su richiesta della procura che ha coordinato le indagini dei carabinieri. Gli indagati sono ritenuti responsabili di aver partecipato a vario titolo ad un violento pestaggio, compiuto l’11 agosto 2023 nel carcere di Foggia, nei confronti di due detenuti. Nel corso delle indagini sarebbe stata accertata la predisposizione e la sottoscrizione di atti falsi finalizzati a nascondere le violenze compiute e a impedire che venissero emesse le diagnosi delle lesioni riportate dai detenuti. Sarebbero state inoltre accertate anche minacce e promesse di ritorsioni attraverso le quali due indagati avrebbero costretto le vittime a sottoscrivere falsi verbali di dichiarazioni in cui fornivano una versione dei fatti smentita dagli esiti delle indagini.

Ha patologie psichiatriche uno dei due detenuti vittime del pestaggio compiuto da alcuni dei 10 agenti di polizia penitenziaria arrestati stamani a Foggia. Lo scrive il gip Carla Protano nelle circa 100 pagine del provvedimento restrittivo notificato agli agenti. Il gip rileva che al detenuto sono state provocate durante il pestaggio “lesioni al capo, ad un occhio e al torace, acute sofferenze fisiche e un verificabile trauma psichico” poiché l’uomo è stato sottoposto “ad un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona consistente in un’aggressione protratta nel tempo da parte di più persone”.
Nel caso descritto il detenuto – si legge negli atti – è affetto da patologie psichiatriche, anche sfociate in atti autolesivi e tentativi di suicidio e quindi maggiormente vulnerabile. Le violenze sarebbero state compiute dagli arrestati che all’interno della polizia penitenziaria ricoprono diversi ruoli.

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