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Entro settant’anni previsto un crollo globale della fertilità

La previsione

Pubblicato da: redazione | Gio, 28 Marzo 2024 - 15:04

Un crollo globale della fertilità e un mondo “demograficamente diviso” fra i Paesi più ricchi, che vedranno ridursi drasticamente il numero delle nascite, e quelli a basso reddito nei quali il numero dei nati vivi raddoppierà, tanto che un bambino su due nascerà nell’Africa subsahariana: è lo scenario che si prepara nel 2100, secondo i dati pubblicati sulla rivista The Lancet dal programma di ricerca Grb, acronimo di Global Burden of Disease, Injuries, and Risk Factors, guidato dall’Hme, l’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington. Secondo lo studio, guidato da Stein Emil Vollset e Natalia Bhattacharjee, il tasso di fertilità si è più che dimezzato negli ultimi 70 anni, passando da circa 5 figli per donna del 1950 a 2,2 nel 2021. I segni più importanti di questo declino sono attesi entro il 2050, quando più di tre quarti dei Paesi del mondo (155 su 204) avranno un tasso di fertilità inferiore a 2,1 figli per donna, la soglia che permette di sostenere nel tempo le dimensioni della popolazione, e che nel 2100 aumenteranno a 198 su 204. Vale a dire che il 97% dei Paesi del mondo vedrà declinare la sua popolazione.

Solo in sei il tasso di fertilità sarà superiore a 2,1: due sono in Oceania (Samoa con 2,57 e Tonga con 2,45), tre nell’Africa subsahariana (Somalia con 2,45, Niger con 2,24 e Ciad con 2,15) e uno in Asia centrale (Tajikistan con 2,13). Il tasso di fertilità più basso è previsto nel Bhutan con 0,69 e si prevede inferiore a 1 nelle Maldive (0,77) e a Puerto Rico (0,81), Nepal e Corea del Sud (entrambi a 0,82), ancora nei Caraibi a Santa Lucia (0,87) e a Taiwan (0,90).

L’Italia non farà eccezione, con un tasso di fertilità che nel 2100 supererà di poco 1. Sceso progressivamente da 2,45 figli per donna del 1950 a 1,63 del 1980, all’1,21 del 2021, il tasso di fertilità nel nostro Paese è previsto ancora in declino, fino a 1,18 nel 2050 e a 1,09 nel 2100; sempre in Italia il numero dei neonati è diminuito di conseguenza: dagli 885 del 1950 ai 640 del 1980 e ai 398 del 2021, con un calo ulteriore previsto a 285 nel 2050 fino a 136 nel 2100. Si annuncia così quello che gli autori della ricerca definiscono un “mondo demograficamente diviso”, che promette di avere conseguenze molto serie per le economie e le società, a partire dalle migrazioni. La bassa fertilità, rilevano gli autori della ricerca, potrebbe essere mitigata sia da un’immigrazione etica ed efficace, sia da politiche di sostegno ai genitori.

“Ci troviamo di fronte a cambiamenti sociali sconcertanti nel XXI secolo”, ha osservato Vollset, per il quale è vero comunque che “per molti versi, il crollo dei tassi di fertilità è una storia di successo, che riflette non solo una contraccezione migliore e facilmente disponibile, ma anche la scelta di molte donne di ritardare o avere meno figli, oltre a maggiori opportunità di istruzione e occupazione”. È però innegabile, ha aggiunto, che “il mondo si troverà ad affrontare contemporaneamente un baby boom in alcuni Paesi e un baby bust in altri. Mentre la maggior parte dei Paesi si confronterà con le sfide economiche di una forza lavoro in calo e l’assistenza a una popolazione sempre più anziana, molti dei Paesi più poveri di risorse dell’Africa sub-sahariana – ha aggiunto – si troveranno ad affrontare il problema di come sostenere la popolazione più giovane e in più rapida crescita del pianeta in alcuni dei luoghi più instabili dal punto di vista politico ed economico, sottoposti a stress termico e con sistemi sanitari in tilt”.

Le conseguenze “sono immense”, ha commentato Bhattacharjee, e renderanno necessaria “una riorganizzazione delle società”. Per esempio, l’aumento delle nascite nell’Africa subsahariana renderà necessario, secondo la ricercatrice, aumentare in questa regione “gli sforzi per ridurre gli effetti del cambiamento climatico, migliorare le infrastrutture sanitarie e continuare a ridurre i tassi di mortalità infantile, insieme alle azioni per eliminare la povertà estrema e garantire che i diritti riproduttivi delle donne, la pianificazione familiare e l’istruzione delle ragazze siano priorità assolute per ogni governo”.

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