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Incidente che causò la morte di Alessia, a processo due automobilisti

La 23enne morì dopo 8 mesi di agonia

Pubblicato da: redazione | Ven, 5 Aprile 2024 - 13:21

Dovranno rispondere entrambi dei reati di omicidio stradale in concorso e di lesioni personali stradali gravissime, con l’aggravante di averli commessi essendosi posti alla guida in stato di ebbrezza, i due automobilisti indagati e ora formalmente accusati di aver causato l’incidente costato la vita, a soli 23 anni, e dopo un’agonia durata otto mesi, ad Alessia Dicuonzo nonché il ferimento, anche molto grave, di altre nove persone.

Al termine delle indagini preliminari sul sinistro accaduto nella notte del primo maggio 2022 sulla Statale 170 Andria-Barletta, all’altezza del chilometro 23+600, in prossimità dello svincolo per Montaltino, il Pubblico Ministero della Procura di Trani titolare del relativo procedimento penale, il dott. Marcello Catalano, ha chiesto il rinvio a giudizio per A. P., una giovane di 24 anni di Andria, e per G. L., un trentaquattrenne di Barletta. Riscontrando la richiesta, il Gip del Tribunale di Trani, dott.ssa Marina Chiddo, ha fissato per il 21 giugno 2024, alle 9, l’udienza preliminare.

Il sostituto procuratore ascrive ai due imputati la responsabilità di aver determinato “due sinistri stradali in cooperazione colposa, per colpa consistita in negligenza, imperizia e imprudenza e in violazione delle norme sulla disciplina stradale e in particolare degli articoli 140, 141, 142 e 186 del Codice della Strada, di notte mentre percorrevano la SS 170 in direzione Barletta alla guida G. L. di una Volkswagen Fox”, con a bordo altre due persone, e “A. P. al volante di una Citroen C3” che pure trasportava altri due passeggeri. “In particolare – prosegue la richiesta di rinvio a giudizio – si comportavano in modo da costituire pericolo per la circolazione e senza salvaguardare la sicurezza stradale (art. 140 CdS), non conservavano il controllo del proprio veicolo e non erano in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza, superavano il limite di velocità di 90 km/h e non regolavano la velocità delle ore notturne (art. 141, 142 CdS), si ponevano alla guida in stato di ebbrezza alcolica (art. 186 CdS) e cagionavano i sinistri”: al trentaquattrenne è stato riscontrato un tasso alcolemico di 1,3 g/l, alla ventiquattrenne di 1,17, a fronte del limite di 0,5.

Il magistrato inquirente ricostruisce quindi le fasi dei due schianti concatenati. “G. L., procedendo a una velocità stimata in 119,6 km/h e in stato di ebbrezza, a causa di tali condizioni perdeva il controllo del veicolo e impattava con la fiancata destra contro il guardrail per poi scarrocciare per ulteriori trenta metri e fermarsi in testa coda al centro della corsia di sorpasso. A causa di tale condotta si realizzavano le ulteriori collisioni che determinavano le lesioni e il decesso di Alessia Dicuonzo”.

Subito dopo, infatti, giungeva nella stessa direzione di marcia l’Audi A4 condotta da un quarantaduenne di Canosa con a bordo altre tre persone tra cui Dicuonzo, “e gli occupanti scendevano dall’auto e prestavano soccorso a quelli della Volkswagen Fox” spiega il Pm. E lo stesso facevano il conducente e i due passeggeri della Mercedes Classe A arrivata dopo l’Audi. E’ a questo punto che, conclude il magistrato, “immediatamente dopo sopraggiungeva la Citroen C3 condotta da A. P., che viaggiava a 92,6 km/h (calcolo sottostimato) e anche lei in stato di ebbrezza, ed in tali condizioni non adeguava la condotta di guida in modo di evitare il sinistro e così impattava contro la Volkswagen Fox, investiva Alessia Dicuonzo e altri cinque degli occupanti delle tre auto ferme, e così a sua volta la Volkswagen, alzatasi da terra e spinta all’indietro, urtava contro l’Audi A4, e la Citroen proseguiva a scarrocciare in avanti trascinando le altre due autovetture”.

Condotte che, conclude il Sostituto Procuratore “cagionavano il decesso di Alessia Dicuonzo determinato da politrauma della strada – le gravissime lesioni diffuse a livello encefalico causavano un prolungato stato vegetativo terminato il 10 gennaio 2023 – e lesioni personali gravi e gravissime nonché il ferimento di altre nove persone”, alcune delle quali hanno riportato prognosi pesantissime, hanno versato a lungo in stato di coma, sono rimaste ricoverate in ospedale per mesi.

La giovane, che lavorava come ballerina professionista e insegnante specializzata nelle danze caraibiche, e che era conosciutissima e ben voluta da tutti nella sua città, e non solo, condotta all’ospedale di Andria in condizioni disperate, è rimasta qui ricoverata nel reparto di Rianimazione dal 2 maggio al 27 luglio 2022. I medici sono riusciti a stabilizzarla, sottoponendola subito ad un delicato intervento neuro-chirurgico di craniectomia de-compressiva, ma la giovane non si è più risvegliata dal coma, rimanendo priva di conoscenza e assente agli stimoli esterni: stato vegetativo permanente, questa la terribile diagnosi. Il 27 luglio è stata trasferita presso il presidio ospedaliero di riabilitazione Fondazione San Raffaele di Ceglie Messapica (Br), e di qui, poi, all’hospice dell’Opera Don Uva di Bisceglie dove però il suo cuore e il suo fisico, il 10 gennaio 2023, dopo più di otto mesi di agonia, hanno ceduto. Del caso si sta occupando lo Studio 3A con la collaborazione dell’avv. Aldo Fornari del Foro di Bari.

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