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Bari, ritardi delle mense scolastiche: “Famiglie vittime”

La rivolta del centrodestra

Pubblicato da: redazione | Lun, 7 Ottobre 2024 - 19:26
Mense

“La situazione è ormai critica: le famiglie si trovano a dover gestire un disagio che va oltre la semplice mancanza del servizio mensa, colpendo duramente chi lavora e non ha la possibilità di organizzare soluzioni alternative per il pranzo dei propri figli. Le famiglie non possono essere le vittime. È ora di assumersi la responsabilità e garantire la continuità del servizio, senza ulteriori ritardi”. Il coordinatore del centrodestra in consiglio comunale a Bari, il consigliere regionale Fabio Romito, all’unisono con Carlo Patruno (capogruppo Romito sindaco), e la consigliera Valeria Amoruso (Romito sindaco), esprimono forte preoccupazione per la situazione che coinvolge il servizio di refezione scolastica nelle scuole baresi. “Ad oggi – dichiarano – circa 4mila famiglie attendono l’avvio del servizio mensa, fondamentale per la gestione quotidiana dei propri figli, senza alcuna certezza sui tempi di ripartenza. La controversia legale in corso tra la Ladisa Ristorazione e il Raggruppamento Temporaneo di Imprese “Solidarietà e lavoro” e “Vivenda”, che ha vinto l’appalto, ha di fatto bloccato l’avvio del servizio nel primo lotto delle scuole”.

Poi evidenziano: “l’assessore alla conoscenza e servizi educativi, Vito Lacoppola, si ritrova nell’imbarazzante situazione di dover rassicurare e calmare gli animi ma la verità è che da settimane l’amministrazione comunale conosceva questa situazione e nonostante questo, la situazione è rimasta irrisolta. Il governo della città – proseguono – pur riconoscendo il proprio impegno nel cercare di sbloccare la vicenda, ha dovuto prendere atto dell’indisponibilità della ditta uscente a favorire il passaggio di consegne, lasciando i bambini e le loro famiglie in un inaccettabile stato di incertezza”. Fabio Romito e i consiglieri Patruno e Amoruso concludono: “queste famiglie hanno scelto per i loro figli il cosiddetto tempo prolungato, che non è soltanto la possibilità di mangiare a scuola ma è un percorso educativo che si espleta lungo le 8 ore giornaliere e per 5 giorni alla settimana, non possiamo negare questo diritto”.

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