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Foggia ricorda Francesco Marcone: “Non dobbiamo arrenderci”

Oggi la commemorazione a 30 anni dal suo omicidio, la figlia Daniela: "La città sta cambiando"

Pubblicato da: redazione | Lun, 31 Marzo 2025 - 14:39
Foto Facebook

“L’appiglio per andare avanti è la consapevolezza che, dopo tanto tempo, abbiamo provato a raccontare nuovamente la storia di mio padre anche attraverso il documentario. Ora vedremo se questo potrà dare nuova linfa alle indagini, aprire nuove piste e riportare alla luce la verità sulla sua vita professionale. Foggia sta compiendo un percorso di cambiamento”. Così Daniela Marcone ha ricordato oggi suo padre Francesco, direttore del Registro di Foggia, assassinato il 31 marzo 1995 dopo aver denunciato irregolarità negli uffici che dirigeva.

Nel 30° anniversario della sua morte, questa mattina è stata deposta una corona di fiori presso la stele a lui dedicata. “Serve uno sforzo ulteriore, non possiamo arrenderci – ha proseguito Daniela Marcone –. È evidente che negli anni qualcosa è cambiato. Quel silenzio soffocante, quella cappa di omertà si stanno dissolvendo, e chi si è impegnato per la giustizia può farlo oggi con maggiore libertà. Abbiamo cercato di lavorare sulla cultura della città per modificare l’approccio dei cittadini foggiani”. Marcone ha poi ricordato le parole dell’allora gip Lucia Navazio: “Ciò che destava più sconcerto era il fatto che una parte sana della città, pur conoscendo la verità, non avesse collaborato”.

Alla cerimonia è intervenuto anche il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro, che ha ribadito l’importanza della ricerca della giustizia: “Ogni omicidio irrisolto rappresenta una sconfitta. Quando arrivai a Foggia nel 2018 promisi impegno per arrivare alla verità, e quell’impegno resta. I procedimenti archiviati non sono chiusi per sempre, ma pronti a essere riaperti non appena si presentino nuove opportunità”. Vaccaro ha espresso un cauto ottimismo: “Vivo questo momento con un senso di responsabilità istituzionale, ma anche con la speranza che qualcosa stia cambiando, seppur lentamente. La presenza di collaboratori di giustizia ci dà fiducia: la verità, prima o poi, emergerà”.

 

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