In Puglia, l’acqua sta diventando sempre più un bene raro. Nonostante gli agricoltori abbiano già ridotto drasticamente i prelievi per risparmiare le scarse riserve, i livelli nei principali invasi della Capitanata continuano a scendere a ritmi preoccupanti. L’invaso di Occhito contiene oggi appena 42 milioni di metri cubi d’acqua, vicino al cosiddetto “volume morto”, segnando una situazione critica che Coldiretti Puglia definisce senza precedenti.
Le conseguenze della siccità si fanno sentire ogni giorno: dal 20 ottobre la pressione idrica è stata ridotta in molte zone della regione e in Basilicata sono previste sospensioni notturne dell’erogazione a partire da metà novembre. L’Autorità di bacino dell’Appennino meridionale ha innalzato al massimo il livello di severità idrica per il servizio potabile, sottolineando che la crisi è destinata a protrarsi fino al 2026, andando ben oltre i normali cicli di scarsità idrica biennali.
Il Sud continua a pagare il prezzo più alto dei cambiamenti climatici. Gli invasi lucani trattengono ormai meno di 90 milioni di metri cubi, con un deficit di 26 milioni rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La diga di Monte Cotugno, la più grande d’Europa in terra battuta, è ridotta a soli 38,5 milioni di metri cubi, un numero lontanissimo dagli oltre 272 milioni che potrebbe contenere.
Per l’agricoltura le ripercussioni sono immediate e pesanti. Molti trapianti autunno-invernali rischiano di non attecchire, alcune semine sono state rinviate, e i pascoli vedono diminuire drasticamente il foraggio verde. Il timore è che questa crisi comprometta la produzione di ortaggi e verdure nei mesi a venire, colpendo un settore già fragile e legato strettamente alle disponibilità idriche stagionali.
Secondo Coldiretti, l’emergenza idrica richiede interventi strutturali e immediati. La costruzione di nuovi invasi, dotati di sistemi di pompaggio capaci anche di generare energia elettrica, potrebbe garantire scorte d’acqua stabili durante la siccità e limitare l’impatto dei temporali intensi, prevenendo erosione e alluvioni. L’obiettivo è chiaro: raddoppiare la raccolta dell’acqua piovana per usi civili, agricoli e per la produzione di energia pulita, creando un sistema resiliente capace di affrontare i cambiamenti climatici senza paralizzare il territorio.