Prosegue in Palestina e in Cisgiordania la distruzione sistematica degli oliveti, considerati una delle principali fonti di sostentamento per le comunità locali. Secondo quanto denunciato dalle organizzazioni agricole, le aggressioni dei coloni e le restrizioni imposte agli agricoltori stanno compromettendo in modo grave l’economia olivicola palestinese, con ripercussioni dirette sulle condizioni di vita delle famiglie che dipendono dalla produzione e dalla vendita delle olive.
Gran parte degli oliveti è stata sradicata o distrutta nel corso del conflitto. Le piante rimaste, riuscite comunque a entrare in produzione, non garantiscono però un reale sostegno economico: agli olivicoltori, infatti, viene spesso impedito di commercializzare liberamente il raccolto. Una situazione emersa anche durante la recente audizione dell’imprenditore palestinese Ziad Anabtawi davanti alla Commissione Esteri e Difesa del Senato della Repubblica, dove è stato illustrato l’impatto delle violenze e delle restrizioni sull’intero comparto agricolo.
Sul tema è intervenuto Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola e vicepresidente nazionale di CIA – Agricoltori Italiani, che ha espresso la vicinanza del mondo agricolo italiano agli olivicoltori palestinesi. Sicolo ha rivolto un appello al Governo italiano, all’Unione europea e alla comunità internazionale affinché vengano adottate iniziative concrete per fermare le violenze e tutelare l’agricoltura come strumento di sopravvivenza economica e sociale.
Nel suo intervento, Sicolo ha inoltre richiamato l’attenzione sul legame con le organizzazioni agricole palestinesi e sul ruolo dell’olivicoltura come presidio di lavoro e dignità, sottolineando l’importanza di garantire condizioni che permettano agli agricoltori di continuare a coltivare e commercializzare i propri prodotti in sicurezza.