Negli ultimi giorni una proposta dell’amministrazione Trump ha acceso un dibattito globale: chi desidera visitare gli Stati Uniti potrebbe dover fornire alle autorità la cronologia dei propri social media degli ultimi cinque anni prima di ottenere il permesso di entrare nel Paese.
La novità riguarda in particolare i viaggiatori provenienti dai paesi che oggi non necessitano di un visto tradizionale, perché possono usare il programma di autorizzazione elettronica chiamato ESTA.
Ma come funzionerebbe per davvero?
La proposta, che è aperta a commenti pubblici per 60 giorni prima di entrare definitivamente in vigore, trasforma il controllo dei profili social da qualcosa di facoltativo a qualcosa di obbligatorio nel processo di autorizzazione al viaggio.
Non si parla di consegnare le password: le autorità vogliono sapere quali profili hai usato e potrebbero controllare ciò che è pubblico (post, foto, commenti), insieme ad altre informazioni come numeri di telefono e indirizzi email utilizzati negli ultimi anni.
Le spiegazioni ufficiali fornite dalle autorità statunitensi collegano questa mossa alla sicurezza nazionale. L’idea è che un controllo più approfondito della vita digitale possa aiutare a identificare persone con idee estremiste o atteggiamenti ostili prima che mettano piede sul suolo americano.
La proposta ha tuttavia generato un dibattito piuttosto acceso. Da una parte c’è chi ritiene un controllo più ampio utile per la sicurezza; dall’altra c’è chi mette in guardia contro eccessi di sorveglianza e rischi per la privacy e la libertà di espressione. Alcuni sottolineano anche il rischio di auto-censura: se sai che i tuoi post passati potrebbero essere giudicati da un ufficiale di frontiera, è naturale che tu possa essere più prudente nel modo in cui ti esprimi online.
Al momento la proposta è in fase di consultazione pubblica e non è ancora legge. È facile immaginare che, se passasse questa regola, molte persone rifletteranno due volte su come usano i social, sapendo che ogni post, commento o foto di cinque anni fa potrebbe essere rispolverato al momento di salire su un aereo.