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A Palombaio torna il Presepe Vivente tra magia e tradizione natalizia

Un villaggio fatto di persone, incontri, luoghi ma soprattutto di cuori in ricerca

Pubblicato da: redazione | Ven, 19 Dicembre 2025 - 14:13
presepe vivente palombaio

C’è un momento, a Palombaio, frazione di Bitonto, in cui il tempo sembra rallentare e il paese si trasforma in un racconto che prende vita. È quello che accade ogni anno con il Presepe Vivente, pronto a riaprire le sue porte anche nell’edizione 2025. Sabato 20 dicembre, alle 18.30, il Parco “Gaetano Vacca” tornerà ad accogliere visitatori, famiglie e curiosi che attraverseranno un villaggio costruito con pazienza, fede e passione dai volontari dell’associazione San Gaspare Bertoni ANSPI e dalla Parrocchia Maria Santissima Immacolata.

Il presepe sarà visitabile in otto serate complessive: oltre all’inaugurazione del 20 dicembre, le scene prenderanno vita il 21, il 25, il 26 e il 28 dicembre, per poi tornare il 3, il 4 e il 6 gennaio. Un calendario che accompagna le feste e permette di vivere l’esperienza con calma, lasciandosi guidare tra ambientazioni, personaggi e atmosfere che raccontano la Natività.

Negli ultimi anni, il Presepe Vivente di Palombaio ha superato i confini del paese, conquistando un riconoscimento nazionale che lo ha collocato per due edizioni tra i dieci presepi viventi più belli d’Italia secondo una classifica di SkyTG24. Un percorso che ha portato anche quest’anno al patrocinio del Comune di Bitonto e della Regione Puglia, a conferma di un evento diventato ormai un punto di riferimento per l’intero territorio. Non sono mancate, nelle edizioni passate, presenze da fuori regione, segno di un richiamo che cresce grazie al lavoro costante e silenzioso dei volontari, coordinati da Padre Fulvio Procino, parroco di Palombaio e presidente dell’associazione ANSPI.

«Ogni anno a Natale ci riproponiamo come obiettivo quello di riaccendere dentro di noi un fuoco – sono le parole di Padre Fulvio Procino presentando l’edizione 2025 del Presepe Vivente – Troppe volte, però, lo ricerchiamo nella semplice espressione della “magia del Natale”, nel “dover essere più buoni perché a Natale si può”. Ma tante volte le nostre attese e le nostre speranze vengono deluse da ciò che ci circonda e da ciò che, spesso, è anche dentro di noi. Guerre, violenze, inquinamento, perdita del senso di umanità sembrano essere realtà, atteggiamenti e sentimenti che hanno la meglio su di noi e sul nostro desiderio di bene e di buono».

Il parroco richiama il senso più profondo del presepe come occasione di ripartenza interiore. «Ogni anno, guardando i presepi che realizziamo nelle nostre case, o visitando il presepe vivente di Palombaio, ci siamo detti che dovremmo ripartire da qui: da Cristo. Guardando a Lui per non perdere la capacità di camminare su questa terra. Ma troppe volte presto dimentichiamo il nostro impegno, presi come siamo dalla ricerca di ottemperare ad ogni cosa, sempre pronti ad un attivismo che ha la presunzione di farci sentire i primi, i migliori, i giusti».

Il riferimento scelto per questa edizione è quello dei discepoli di Emmaus, un cammino di delusione che diventa occasione di incontro e rilettura della propria vita. «Anche noi siamo come i discepoli di Emmaus che, pur avendo fatto esperienza di Gesù, erano stati traditi nelle loro aspettative dalla Sua morte e tornano delusi alle loro case. È proprio per curare questo atteggiamento che noi, quest’anno, in comunione con la nostra diocesi, vogliamo riproporre come chiave di lettura del nostro presepe l’esperienza di quei discepoli che nel cammino della loro delusione, fanno l’esperienza di un cammino di rilettura della propria vita e dell’incontro con Gesù, unico Maestro e Signore».

Il percorso del presepe diventa così un invito a mettersi in cammino, osservando volti e storie che parlano ancora al presente. «Vi invitiamo quindi a camminare attraverso questo villaggio, fatto di persone, di incontri, di luoghi ma soprattutto di cuori in ricerca. Attraversiamo il piccolo villaggio della Betlemme palmarista, guardiamo i volti di quelle persone che hanno accolto Cristo, che lo hanno rifiutato, che si sono lasciati sconvolgere la vita: come i pastori, come i Magi, come Maria e come Giuseppe».

Il messaggio conclusivo è un richiamo alla quotidianità, lontano dalla retorica delle feste. «È nella nostra quotidianità che lo incontriamo, è nelle nostre strade che lui cammina con noi, è nella capanna del nostro cuore, che l’accoglienza di lui dilata, che Egli si ferma e facendosi Pane si lascia spezzare perché io viva di lui e in lui», conclude Padre Fulvio Procino. Un invito che, anche quest’anno, il Presepe Vivente di Palombaio prova a trasformare in esperienza condivisa.

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