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Bari, urla “assassino” all’uomo accusato dell’omicidio di sua madre: allontanato dai giudici

Pubblicato da: redazione | Lun, 19 Marzo 2018 - 14:54
Il filmato della polizia omicidio Radicci

Il figlio di Rosa Maria Radicci è uscito dall’aula urlando “assassino” a Ogert Laska, accusato dell’omicidio dell’anziana, e poco dopo la moglie dell’imputato, con le lacrime agli occhi, si è rivolta al marito in cella dicendogli “racconta la verità”. È iniziata così, con l’espulsione di Domenico Minafra, figlio della 71enne uccisa – prima strangolata e poi incappucciata con una busta della spazzatura – nella sua villetta a Palese (Bari) il 13 novembre 2016, da parte dei giudici della Corte di Assise per aver inveito contro l’imputato, l’udienza sull’omicidio dell’anziana di cui risponde il 29enne albanese, ex dipendente di Minafra.

Nell’udienza ha poi testimoniato la moglie dell’imputato la quale, rispondendo alle domande di accusa e difesa, ha ricostruito il giorno dell’omicidio, domenica 13 novembre 2016, e quello successivo. Suo marito il 14 lasciò Bari all’improvviso per tornare in Albania perché “aveva combinato qualcosa” riferisce la moglie, ma già il giorno prima la donna aveva notato alcune stranezze: un forte odore sugli indumenti che il marito aveva indossato quando era uscito, per circa 3 ore, e una ferita sanguinante sul dorso della sua mano.

La moglie ha detto di aver saputo della morte della signora Radicci dal telegiornale, e di essersene dispiaciuta. In aula, ricordando l’anziana, si è commossa perché “l’avevo conosciuta e lei era stata buona con i miei figli”.

Stando alle indagini della squadra mobile, coordinate dal pm Luciana Silvestris, l’anziana sarebbe stata ammazzata per una vendetta nei confronti del figlio che, alcuni mesi prima, aveva licenziato il ragazzo albanese dal suo ristorante, come anche la moglie ha confermato. Il presunto assassino, che ha sempre negato di aver commesso l’omicidio, fu arrestato alcune settimane dopo il delitto grazie ai video di alcune telecamere di sorveglianza che lo avevano immortalato davanti alla villa della vittima.

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