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Acquaviva, i terreni confiscati alle mafie diventano impresa agricola gestita da migranti

Pubblicato da: redazione | Ven, 23 Marzo 2018 - 21:15

I terreni confiscati alla criminalità organizzata diventano strumento di inclusione sociale e lavorativa per la comunità di migranti di Acquaviva delle Fonti. Con l’avvio del progetto Agriculture  un gruppo di dieci immigrati di età compresa tra i 20 e i 40 anni, provenienti da diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia (Nigeria, Bangladesh, Burkina Faso, Ghana, Senegal, Mali) hanno da oggi una casa in cui vivere e un lavoro stabile nel mondo agricolo. Due snodi fondamentali lungo il complesso percorso di accoglienza e integrazione nel tessuto sociale del Paese.

Il progetto – finanziato dalla Fondazione Con il Sud attraverso il Bando Immigrazione – è a cura del centro interculturale Abusuan, sostenuto dal Comune di Acquaviva e promosso da un autorevole partenariato di soggetti attivi da decenni sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione come la cooperativa sociale C.A.P.S., la cooperativa ARTES e l’associazione Confini del Vento Onlus. L’obiettivo è attivare un esperimento pilota comunitario di autocostruzione, cohousing interculturale, agricoltura sociale, confezionamento e distribuzione di prodotti ortofrutticoli coltivati sui terreni pubblici confiscati alla mafia.

Il progetto nella sua interezza, è stato presentato questa mattina nella sede di Agri-Culture, cooperativa agricola per il sociale ad Acquaviva delle Fonti, alla presenza delle istituzioni e dei partner afferenti al terzo settore.

Alla conferenza stampa hanno preso parte l’assessore regionale all’Agricoltura Leonardo Di Gioia, il sindaco di Acquaviva delle Fonti Davide Carlucci, il presidente dell’Associazione Abusuan Taysir Hasan, il presidente della Cooperativa C.A.P.S. Marcello Signorile, la presidente dell’associazione Confini del Vento Onlus Rosa Attolino, il parroco della Cattedrale di Acquaviva don Mimmo Giannuzzi, il dirigente scolastico dell’istituto superiore Rosa Luxemburg Francesco Scaramuzzi e Roberto Grassi segretario Coldiretti Bari.

Il progetto è iniziato con la ristrutturazione di un’ex scuola rurale di proprietà del Comune di Acquaviva data in concessione ad Abusuan, diventata oggi a tutti gli effetti, la dimora dei dieci immigrati. A loro è affidata la gestione della fattoria sociale che si avvarrà per il primo anno, ovvero nella fase di startup, del supporto dei partner del progetto, ognuno in base alle proprie competenze. A partire dal 2019, completato il ciclo produttivo, la conduzione dell’impresa agricola proseguirà in totale autonomia. Per l’occasione è stata costituita una cooperativa che si occuperà di autoproduzione e distribuzione dei prodotti sulle filiere ortofrutticole a Km zero garantendo al progetto auto-sostenibilità.

“Quando 20 anni fa, insieme a due amici – ha raccontato Taysir Hasan – abbiamo fondato Abusuan e ne abbiamo fatto il primo centro interculturale del sud d’Italia, c’era l’intenzione di contribuire a dare corpo ad una società nuova e ad un linguaggio capace di esprimere, costruire e significare le nuove e diverse forme di convivenza tra etnie differenti. Il Progetto Agriculture nasce dall’intenzione di dare luogo ad una spazio dove si incontrano culture e tradizioni di paesi diversi e dove l’individualità emerge dal confronto. Vuole essere un esempio di vera integrazione dove gli immigrati partecipano attivamente alla vita locale, dove producono lavoro, economia, dove combattono per la legalità, e dove s’impegnano per il benessere della collettività”.

La cooperativa sociale C.A.P.S. ha invece il compito di fornire ai giovani e inesperti neo-imprenditori tutti gli strumenti necessari per avviare e gestire l’impresa agricola.

“C.A.P.S – ha spiegato Marcello Signorile – attraverso i suoi mediatori/educatori e l’esperienza ultra decennale acquisita nella promozione dell’integrazione e sostegno agli immigrati, supporterà il progetto nell’impostazione metodologica dello start-up di comunità alloggio. La consolidata esperienza in progetti di innovazione sociale nel settore dell’inclusione socio-lavorativa di persone in difficoltà, con l’Artes Cafè prima e con il progetto Villa Artemisia, a partire dai prossimi mesi, consentirà di offrire un sostegno significativo nel percorso di autonomia dei beneficiari, nonché di posizionare il progetto Agriculture su un versante non assistenzialistico, con una vocazione fortemente sperimentale. In particolare, ci occuperemo dell’inserimento lavorativo degli ospiti, veicolando, con l’ausilio di Abusuan, il rapporto di fiducia e l’orientamento alla cultura del lavoro, in un contesto di legalità, in contrasto pertanto alle diffuse esperienze di sfruttamento lavorativo che si registrano sul territorio”.

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