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Costa Concordia, 10 anni dopo: l’inchino che uccise 32 persone

Pubblicato da: redazione | Gio, 13 Gennaio 2022 - 13:30
costa concordia

Dieci anni: tanti ne sono passati da quel 13 gennaio 2012, quando la Costa Concordia è diventata il Titanic d’Italia. Sono le 21 e 44 quando con tutte le luci accese l’immensa nave da crociera si avvicina agli scogli dell’isola del Giglio per un inchino, un omaggio a un maître della nave che ha casa lì. Una manovra sconsiderata che innesca uno dei peggiori disastri marittimi della storia.

L’urto sul basso fondale provoca uno squarcio, la nave comincia a imbarcare acqua. A bordo ci sono 4229 persone, tra equipaggio e passeggeri. Sono tutti vestiti eleganti per l’ultima cena, durante la tappa finale della crociera nel Mediterraneo a bordo di una delle navi più grandi e lussuose del mondo. I motori vanno in tilt, i passeggeri capiscono che c’è qualcosa che non va, ma l’allarme arriva solo dopo un’ora. La nave si appoggia sul lato destro, equipaggio e passeggeri cercano di mettersi in salvo, al buio e al gelo.

Il simbolo negativo di questa storia non può che essere Francesco Schettino, il comandante che sta scontando una condanna a 16 anni. L’inchino fu opera sua così come furono suoi i ritardi nel dare l’abbandono nave, un’ora e 9 minuti dopo l’impatto. Ma è stato chiaro fin da subito che Schettino fosse il colpevole perfetto, anche per via del suo atteggiamento, a partire dalla scusa con cui sostenne di non aver abbandonato la nave: “sono scivolato su una scialuppa”. E poi la lezione alla Sapienza, saltata, sulla gestione del panico e il white party ad Ischia dove venne fotografato abbronzatissimo mentre centinaia di persone lavoravano al Giglio per riparare ai suoi danni.

Schettino però non è l’unico colpevole. Perché l’inchino non l’ha inventato lui e perché altri ufficiali e membri della Costa hanno patteggiato le pene ammettendo le loro responsabilità. C’è però anche chi il suo dovere l’ha fatto. Come Sandro Cinquini e Simone Canessa, medico di bordo e cartografo.

Il Giglio che attende le celebrazioni per l’anniversario è come era nel gennaio del 2012: deserto. Chiusi i negozi, chiusi gli alberghi, il molo sferzato dal vento. Arriveranno autorità e naufraghi per ricordare una tragedia indimenticabile.

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