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Gue Pequeno, senza tabù e censure: il re del rap italiano

Rubrica "Musica": Una musica trasversale e trans-generazionale

Pubblicato da: Ylenia Bisceglie | Ven, 9 Giugno 2023 - 11:54

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Fuori orario”

Certamente uno dei personaggi più discussi, criticati ma anche chiacchierati del panorama musicale italiano. Gue Pequeno è ad oggi uno dei rapper più famosi d’Italia.

Nato nel 1980, il cantante milanese, ha fin da piccolo quello che con il tempo diventerà il suo segno distintivo: una ptosi palpebrale, ossia un problema al muscolo elevatore della palpebra che non permette all’occhio di aprirsi. Gue subisce a scuola i primi scherni, viene bullizzato ed emarginato dai coetanei proprio a causa del suo occhio.

Ma poi il cambio di rotta. A sua detta questo avviene nei primi anni del liceo, quando inizia a diventare amico della gente “giusta” ma anche di quella “brutta”; da lì l’escalation.

Cosimo Fini diventa Gue, soprannominato così da Guercio, con i Club Dogo, il suo primo gruppo, il suo primo successo. Una collaborazione con Don Joe e La Furia, che divide gli appassionati del genere tra chi li considera rivoluzionari e chi invece l’anti hip hop.

Gue e i Club Dogo

Le pubblicazioni degli album si susseguono ma è con “Penna Capitale” che la band inizia ad affermarsi.

Con i loro brani, i Club Dogo fanno da apripista ai giovani rapper di oggi, e se tematiche come il sesso, la cocaina, lo status symbol, nei testi rap oggi passano inosservati, probabilmente questo si deve a “Che bello essere noi” uscito nel 2010. Tutto ciò che oggi pare sdoganato prima era tabù inviolabile tanto che sulle riviste, nelle interviste e da buona parte della critica i Club Dogo sono definiti “sessisti, promotori di abuso di droghe e finti-americani”.

“Che bello essere noi” in verità vuol dire “Che bello non essere gli altri”: “quelli che per riempire un locale devono essere votati da una giuria di qualità; quelli che per fare un disco devono prima scrivere i ringraziamenti; quelli che per arrivare in classifica vogliono assomigliare a quello che è primo in classifica”. Raccontano senza remore ne moralismo ne censure ciò che succede per strada. Lo fanno in modo forte, deciso e, o li si ama o li si odia.

L’inizio del successo come solista

È nel 2011 che però Gue inizia la carriera da solista con “Il ragazzo d’oro” e nel 2013 arriva l’attesissimo album “Bravo ragazzo”. Ma ogni artista ha un disco che vale come punta di diamante della propria produzione musicale e in questo caso, quello di Gue, potrebbe essere “Vero” uscito nel 2015.

In “Vero” mette ogni sua sfaccettatura, dall’essere ironico, sfacciato, cupo, arrogante ma anche intimo e profondo. Parla di emozioni, di ricordi, ci porta per strada tra i ragazzini, nello sport citando Iannone ma anche nei grandi classici della musica, con riferimento a Peppino Di Caprio e la sua Champagne. “Vero” è un disco che sembra anche oggi attuale, è un disco che non sa di vecchio né per tematiche né per sound. È tutto studiato in ogni minimo dettaglio, a partire dalla copertina che omaggia l’icona scena del film Malèna di Tornatore, dove Monica Bellucci è circondata da mani pronte ad accenderle la sigaretta.

Di grande valore e rilievo la collaborazione con Marracash, amico i vita e di musica, che da vita al leggendario “Santeria”. Nel brano introduttivo entrambi subiscono una maledizione da una santera, ovvero una sacerdotessa della santeria che invita i due a confessare i propri peccati “Il potere li distruggerà, i soldi li tradiranno, la fama gli distruggerà l’anima”. Per questo motivo, nelle tracce dell’album, i due rapper raccontano le proprie cattive abitudini, che possono essere già comprese semplicemente leggendo la track-list: “Money”, “Senza Dio” , “Tony”, traccia che fa riferimento al fascino della vita da gangster.

“Madreperla”, l’ultima produzione

L’ultima produzione di Gue risale invece allo scorso gennaio: “Madreperla”. L’album è sui generis per l’artista, in quanto cita alcune delle canzoni più significative per il rapper, da “Amore impossibile” dei Tiromancino a “Mi hai capito o no” di Ron fino a “Stay with me till dawn” di Judie Tzuke.

Numerose sono le collaborazioni presenti: Sfera Ebbasta, Annalisa, Mahmood, Rkomi e molti altri; e i temi trattati fanno ovviamente riferimento ai capisaldi del genere: sesso, donne, vita criminale, soldi.

“Madreperla” è un album senza compromessi, di un artista a cui non interessa il giudizio degli altri ma che vuole solo la libertà di poter seguire, come vuole, la propria passione “Dopo tutti questi anni, ho il privilegio di fare quello che voglio: mi piace fare musica trasversale e trans-generazionale che possa soddisfare un singolo che gira, ma anche un feticista dell’hip hop”.

 

 

Foto: facebook

 

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