Una centrale di trasmissione IPTV illegale è stata individuata a Lecce dalla Guardia di Finanza, nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del capoluogo salentino. L’indagine ha colpito l’ultimo anello della filiera dello streaming pirata che consentiva la visione illecita di contenuti a pagamento.
Grazie al supporto dei finanzieri specializzati in “Computer Forensics Data Analysis”, sono stati sequestrati cinque immobili, due autovetture – tra cui una d’epoca – e circa 60.000 euro in contanti, tutti riconducibili al principale indagato. L’uomo, insieme ad altri tre complici residenti in provincia, è stato denunciato per violazione della normativa sul diritto d’autore e per autoriciclaggio.
2L’attività investigativa, valorizzata da mirate indagini bancarie e puntuali perquisizioni locali e personali, ha permesso di individuare a Lecce la “centrale” di smistamento del segnale IPTV illecitamente riprodotto in favore di oltre 2.000 utenti, tutti abbonati al c.d. “pezzotto”, e, al tempo stesso, di ricostruire il valore dei proventi illecitamente accumulati in oltre 500.000 euro, in seguito reinvestito nell’acquisto di beni mobili e immobili al fine di occultarne l’illecita provenienza”.
L’inchiesta si è svolta in sinergia con il Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza di Roma, che ha consentito l’estensione degli accertamenti su scala nazionale. Sono stati identificati e verbalizzati 2.282 utilizzatori finali del servizio illegale, distribuiti in 80 province italiane. Si tratta di soggetti che, con una spesa media di circa 10 euro al mese, accedevano a contenuti protetti di piattaforme come Sky, Dazn, Netflix e Mediaset Premium.
“Si tratta in buona sostanza di tutti coloro che, con cifre modiche – si parla generalmente di una decina di euro al mese –, facevano uso di quei sistemi che permettono di avere a disposizione tutti i contenuti a pagamento, coperti da diritti riservati, messi sul mercato dalle più note piattaforme di pay tv (Sky, Mediaset Premium, Netflix e Dazn) e tutte dal rilevante valore economico”. Gli utenti sono stati individuati tramite i dati bancari e le informazioni tecniche acquisite nel procedimento penale, il cui utilizzo per finalità amministrative è stato autorizzato dalla Procura. I pagamenti mensili avvenivano tramite ricariche su carte e conti intestati ai gestori della rete pirata.
“Nel caso di specie si è arrivati all’individuazione degli utenti finali attraverso l’utilizzo di tutte quelle informazioni acquisite (non solo di carattere tecnico) dal procedimento penale, il cui utilizzo, per le finalità “amministrative”, è stato autorizzato dalla Procura della Repubblica di Lecce”. Il procedimento penale è ancora nella fase preliminare, e la responsabilità degli indagati sarà accertata solo con sentenza definitiva.
L’operazione è stata al centro di una conferenza stampa nazionale il 14 maggio 2025, presso la sede del CONI a Roma, alla presenza dell’Amministratore delegato della Serie A, rappresentanti governativi e ufficiali della Guardia di Finanza, che hanno evidenziato l’importanza della collaborazione tra istituzioni per contrastare la pirateria audiovisiva su vasta scala.
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