Arrivare a fine mese, per molti, è diventata una vera impresa. Non si tratta di un modo di dire, ma di una fotografia precisa che racconta il Paese: quasi la metà degli italiani dichiara infatti un reddito lordo annuo di circa 10mila euro. Un dato che fa riflettere e che arriva dall’ultima indagine dell’Osservatorio sulle dichiarazioni dei redditi ai fini Irpef, curata dal Centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali con il contributo di Cida (Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità).
La ricerca, giunta alla dodicesima edizione, mette nero su bianco una realtà che si tocca con mano ogni giorno: forti squilibri territoriali, grandi differenze sociali e un reddito medio che resta lontano da quello delle economie europee più solide.
Un aspetto che balza subito agli occhi è la concentrazione dei redditi nelle mani di una fascia ristretta di contribuenti: una minoranza versa la maggior parte dell’Irpef, mentre una larga parte dichiara cifre molto basse, spesso insufficienti a garantire un tenore di vita dignitoso. A pesare sono vari fattori: il lavoro precario, il divario Nord-Sud, l’invecchiamento della popolazione e la scarsa partecipazione dei giovani al mercato del lavoro.
Il rapporto sottolinea anche il problema del sommerso: in Italia esistono milioni di persone che lavorano senza dichiarare tutto o parte dei propri guadagni, alterando di fatto le statistiche ufficiali. Ciò significa che la fotografia restituita dai dati, per quanto significativa, potrebbe perfino essere più drammatica della realtà.
Dai numeri emergono poi squilibri territoriali importanti. Le regioni del Nord registrano redditi medi più alti, mentre in Sud e Isole le dichiarazioni restano molto più basse. Un divario che non è solo economico, ma anche sociale, e che incide sulla qualità dei servizi e sulle opportunità di crescita delle comunità locali.
Secondo gli esperti, affrontare questa situazione richiede politiche fiscali più eque, ma anche interventi strutturali in grado di creare lavoro stabile, ridurre la precarietà e sostenere le famiglie con redditi bassi.
Il quadro che emerge è chiaro: l’Italia è un Paese che vive una forte disuguaglianza interna, in cui pochi sostengono gran parte del peso fiscale e tanti faticano ad andare avanti. Una realtà che non può essere ignorata se si vuole parlare seriamente di crescita e futuro.