Questa mattina migliaia di studentesse e studenti stanno affrontando il primo appello del cosiddetto semestre filtro, mentre l’Unione degli Universitari (UDU) si è mobilitata su due fronti: a livello nazionale con un presidio davanti al Ministero dell’Università e, localmente, con la presenza all’esterno dei plessi in cui si svolge la prova per offrire sostegno, supporto e materiali informativi ai partecipanti.
“Il semestre filtro nuoce alla salute del sistema formativo e degli studenti. Sulla carta doveva ampliare l’accesso, ma nella pratica escluderà sette candidati su dieci, dopo mesi di frequenze obbligatorie e procedure diverse da un ateneo all’altro,” denuncia Adriano Porfido, dell’Esecutivo UDU Bari. “Non aiuta chi sogna di diventare medico: genera incertezza, stress e nuove disuguaglianze.” Proprio oggi UDU presenta il primo passo dell’azione legale che coinvolgerà tutta Italia.
“A livello nazionale abbiamo predisposto una diffida per oltre 60mila partecipanti, chiedendo l’ammissione di tutti e un intervento sulle evidenti irregolarità del percorso. Sarà la base per ricorsi collettivi e territoriali, utili a tutelare gli studenti sia rispetto ai problemi generali del semestre filtro sia alle criticità dei singoli atenei,” spiega Sahar Locaputo, coordinatrice UDU Bari. “Le principali riguardano la mancanza di uniformità degli esami, le differenze negli obblighi di frequenza, l’anonimato non sempre garantito e condizioni d’esame che non assicurano pari opportunità.” Nel frattempo, l’Unione distribuisce materiali informativi sul ricorso e sui canali per segnalare eventuali anomalie.
“Se vogliamo davvero affrontare la carenza di personale sanitario, non possiamo continuare ad alzare barriere. Servono percorsi chiari, investimenti e pari condizioni per tutti. Il semestre filtro non amplia il diritto allo studio: lo restringe. E oggi lo ribadiamo al Ministero e in tutte le università italiane,” conclude Gabriele Tedesco, senatore accademico UniBa per UDU Bari.
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