La prima gravidanza al mondo con supporto dell’intelligenza artificiale apre un nuovo capitolo nella medicina e nella speranza umana.
Quello che è accaduto a New York, al Columbia University Fertility Center, non riguarda solo la scienza, ma anche il futuro di milioni di coppie nel mondo.
Nello specifico, l’AI ha consentito ad una coppia con gravi problematiche di infertilità, da entrambe le parti, di realizzare il proprio sogno.
Protagonisti sono una donna di 37 anni, sottoposta a ben undici cicli di stimolazione ovarica per tentare una fecondazione assistita, tutti senza esito e il suo compagno, 39 anni, affetto da azoospermia, una condizione che comporta l’assenza di spermatozoi nel liquido seminale.
Per superare questo ostacolo, il team del Columbia University Fertility Center ha sviluppato un innovativo protocollo chiamato STAR (Sperm Tracking and Recovery), un metodo che combina diverse tecnologie di analisi e intelligenza artificiale.
Il sistema è in grado di acquisire oltre otto milioni di immagini in meno di un’ora, grazie a una tecnologia di imaging ad altissima risoluzione, analizzando campioni prelevati direttamente dal tessuto testicolare. A quel punto entra in gioco l’IA, addestrata a riconoscere e selezionare automaticamente gli spermatozoi vitali, anche quando presenti in quantità infinitesimali.
Il sistema ha quindi identificato due spermatozoi vitali, che sono stati poi utilizzati per ottenere due embrioni e avviare la gravidanza. Una procedura impensabile fino a pochi anni fa, che dimostra come l’unione tra robotica, visione artificiale e medicina riproduttiva possa trasformare situazioni cliniche considerate “impossibili” in nuove opportunità di vita.
Come ha spiegato la dottoressa Lindsay Kroener, coautrice dello studio, “la macchina non sostituisce il medico, ma lo affianca, aiutandolo a prendere decisioni più giuste e consapevoli”.
Possiamo analizzare la notizia da diversi punti di vista: sul piano scientifico, l’intelligenza artificiale potrebbe rivoluzionare il modo in cui si scelgono gli spermtozoii, riducendo tempi, errori e costi; su quello etico, ci costringe a riflettere su dove porre il confine tra naturale e artificiale.
Ma su quello umano, resta un’unica verità: c’è un cuore che batte, e quel battito è il risultato di un algoritmo, di una scelta guidata da milioni di dati e, allo stesso tempo, da un’enorme fiducia nella vita.