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Le faggete vetuste della Foresta Umbra patrimonio Unesco. Legambiente: “Secondo riconoscimento per il Gargano”

Pubblicato da: redazione | Mer, 12 Luglio 2017 - 19:30
faggete vetuste

Le faggete vetuste della Foresta Umbra sono diventate Patrimonio Naturale dell’Umanità.

“Questo riconoscimento è anche il frutto del lavoro di squadra svolto dalle aree protette, portato avanti in questi anni, che ha visto pure la collaborazione dell’Università della Tuscia ed è stato opportunamente sostenuto dalla Direzione generale per la protezione della natura del Ministero dell’Ambiente. Lavoro che si è dimostrato vincente per far riconoscere il grande valore biologico e naturalistico di questi luoghi”, dichiara Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente.

L’Italia, che riceve il riconoscimento anche per le faggete dei Parchi nazionali delle Foreste Casentinesi, d’Abruzzo Lazio e Molise, e del Pollino, entra così in un sito, che comprende anche Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Germania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ucraina, «estensione trans-nazionale delle Foreste primarie di faggi dei Carpazi e delle antiche foreste di faggi della Germania (Slovacchia, Ucraina e Germania)», offrendo alla rete un contributo notevole con i suoi 10 siti, per una superficie di 2127 ettari, che la elegge Paese con il maggior numero di siti, dopo la Romania.

“Per il Gargano si tratta del secondo riconoscimento Unesco – prosegue Nicoletti – dopo quello del Santuario di Monte Sant’Angelo e la notizia non fa che confermare l’alto valore di quest’area che ha un ruolo chiave nella strategia di conservazione della biodiversità. Sta a noi, ora, tutelare un bene che abbiamo ereditato naturalmente, attraverso politiche di tutela e conservazione della specie garganica, unica nel suo genere poiché, grazie all’elevato grado di conservazione, riesce a raggiungere i 350 anni di età ed un’altezza di 45 metri, rappresentando in alcune zone del Gargano un rarissimo esempio di varietà di specie arboree dalle dimensioni eccezionali”, commenta Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia.

Durante la fase di designazione sono stati considerati diversi elementi, dalle caratteristiche del territorio, alle modalità di gestione e alla struttura di management. Sono state, inoltre, raccolte informazioni sull’organizzazione interna dell’Ente gestore e sulla sua capacità di divulgazione e promozione, di fruizione turistica sostenibile, nonché i rapporti con le comunità locali e le istituzioni scientifiche. Gli aspetti scientifici presi in considerazione hanno riguardato tra gli altri anche le attività di monitoraggio e ricerca.

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