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Bari, il 2017 raccontato attraverso i fatti di cronaca: l’anno horribilis, tra femminicidi e guerre tra clan a Japigia

Pubblicato da: Vincenzo Damiani | Lun, 1 Gennaio 2018 - 09:00

Ripercorriamo il 2017 attraverso i fatti di cronaca, quello appena trascorso è stato purtroppo un anno horribilis, segnato soprattutto da un aumento dei femminicidi, la scia di sangue che ha macchiato Japigia e un delitto ancora senza una spiegazione, quello del dipendente Amiu.

I femminicidi

Tre donne hanno perso la vita a Bari per mano di un uomo. Nel rione Madonnella, in corso Sonnino, la 48enne Donata De Bello è stata uccisa in casa sua: secondo gli investigatori ad ammazzarla sarebbe stato il suo compagno di 32 anni, Marco Basile. Il corpo della donna fu trovato avvolto nel cellophane e nascosto nell’armadio. Un’altra donna di 30 anni, Anita Betata Rzepecka, è morta a Bari in seguito ad un grave trauma cranico che sarebbe stato provocato da una caduta avvenuta durante una lite con il compagno: l’uomo l’avrebbe schiaffeggiata violentemente facendola cadere e lasciandola poi per ore svenuta per terra. Infine, il cadavere di una terza donna è stato ritrovato nelle ex acciaierie Scianatico in via Caracciolo: per gli investigatori si tratterebbe di un omicidio a sfondo sessuale.

La scia di sangue a Japigia

Nel quadrilatero che comprende via Archimede, il feudo del boss Savino Parisi, ad inizio del 2017 si è consumata una sanguinosa faida interna scatenata tra le giovani leve che fanno riferimento al boss Eugenio Palermiti e gli uomini fedeli alla cosca dei Parisi. I due gruppi, Parisi e Palermiti, sono stati sempre alleati, si sono suddivisi il territorio e hanno “convissuto” pacificamente per molti anni. L’ipotesi è che siano nati screzi per la gestione dello spaccio di droga, fatto sta che tre omicidi si sono registrati in meno di 4 mesi. L’escalation criminale è cominciata il 17 gennaio, quando viene ucciso in via Prezzolini il 40enne Francesco Barbieri, piccoli precedenti ma nessuna affiliazione ad una clan; dopo Barbieri tocca al 39enne Giuseppe Gelao, mentre il 29enne Antonino Palermiti, nipote del boss, riesce miracolosamente a salvarsi. Vittima e ferito fanno parte del gruppo Palermiti, nemmeno un mese dopo viene ammazzato – sempre nella stessa zona – Nicola De Santis, 29 anni, ritenuto invece vicino al gruppo Parisi.

L’assassinio del dipendente Amiu

Michele Amedeo era un onesto e tranquillo cittadino, un netturbino dell’Amiu incensurato e descritto da tutti come una persona perbene. La sua vita è stata interrotta il 25 aprile scorso, ucciso con una raffica di proiettili proprio davanti alla sede dell’Amiu. Otto dopo il suo assassinio non solo non si conosce il volto del killer, ma non è nemmeno chiaro il movente che ha mosso la mano dell’assassino. Un omicidio che rischia di restare senza colpevoli. Gli inquirenti hanno ricostruito tutta la vita del 50enne, hanno ripercorso ogni istante degli ultimi mesi e giorni vissuti da Amedeo, ma non è emerso nulla che possa far propendere per una pista investigativa. Nessuna compagnia sbagliata, una vita tranquilla, tutto lavoro e famiglia. L’uomo era impiegato alla conduzione delle idropulitrici, la sera del 25 aprile, poco prima delle 22 e 30, si recò, puntuale come sempre, in azienda per cominciare il suo turno. Però, quella sera ad attenderlo fuori dai cancelli dell’Amiu  in via Fazio, al quartiere San Paolo, c’era il killer.

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