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Bari ricorda Mizzi, ucciso dalla mafia per errore a Carbonara. La moglie ai ragazzi: “Lavorate, non vi fate attrarre dai clan”

Pubblicato da: redazione | Ven, 16 Marzo 2018 - 13:30

Fu ucciso per un errore, uno scambio di persona. Morì da innocente Giuseppe Mizzi, l’operaio di Carbonara ammazzato con diversi colpi d’arma da fuoco da affiliati al clan Di Cosola che lo scambiarano per un pusher rivale. Sono passati 7 anni dal suo assassinio e questa mattina, su iniziativa dell’amministrazione comunale, è stata deposta una corona in piazza Venezia, il luogo in cui fu ucciso.

Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco Antonio Decaro, i consiglieri del Municipio IV, le autorità militari, i familiari di Giuseppe Mizzi e i volontari dell’associazione Libera – nomi e numeri contro le mafie.

“A distanza di 7 anni, siamo ancora una volta qui, insieme, a ricordare Giuseppe Mizzi, ucciso in questa piazza, mentre tornava a casa – ha detto il sindaco – siamo qui, tutti insieme, a testimoniare che nessuna vittima innocente può essere dimenticata o abbandonata dallo Stato. E che, per quanto nessuna commemorazione restituirà Giuseppe alla sua famiglia, è importante ricordare la sua storia, perché tutti comprendano che la mafia uccide ovunque e può succedere che chiunque di noi ne sia vittima, anche se innocente. A Carbonara, come al quartiere Libertà, a Japigia o al quartiere San Paolo. Giuseppe non aveva nessun coinvolgimento con la criminalità ma al contrario viveva la sua vita da uomo mite qual era: lavoratore onesto, marito amorevole, fratello presente. Un uomo per bene che ha avuto la sfortuna di incontrare sulla sua strada un’altra persona, Antonio Battista, che adesso per fortuna sta scontando l’ergastolo”.

“Non è mai facile per me ricordare quel giorno – ha proseguito Katia Mizzi – un giorno che in pochi attimi ha cambiato la mia vita. Oggi sono qui perché vorrei rivolgermi soprattutto ai nostri ragazzi, ai nostri figli, che sono il futuro di tutti noi. Quando avvengono omicidi come quello di Giuseppe, è una sconfitta per tutti, non solo per le famiglie coinvolte. Ognuno di noi perde qualcosa, una parte del diritto alla vita. Ognuno di noi può essere ingiustamente colpito. Solo i nostri figli possono far sì che questo mondo cambi, che si possa vivere in un mondo fatto di lavoro e non di sangue, perché domani quel sangue potrebbe essere il nostro. So bene quanto sia difficile oggi introdursi nel mondo del lavoro, perché è il lavoro che fa camminare i diritti, ci aiuta a non sbagliare. È vero, è difficile ma non è impossibile. Ragazzi, dovete farcela, dovete impegnare tutte le vostre energie affinché questo non avvenga, per fare delle nostre delle vite dignitose”.

Mario d’Abbicco, responsabile Libera Puglia, ha ricordato il ruolo fondamentale svolto dai familiari delle vittime innocenti di mafia nell’educazione alla vita e alla legalità, invitando tutti a partecipare alla veglia ecumenica in programma sabato 17 marzo, alle ore 19, presso la cattedrale di San Sabino dove alla presenza di don Ciotti si raccoglieranno 450 familiari provenienti da tutta Italia per partecipare alla marcia nazionale del 21 marzo, che quest’anno si svolgerà a Foggia.

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