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Bari, la maggioranza abbandona l’aula: il consiglio sulla movida nel rione Umbertino finisce in un nulla di fatto

Pubblicato da: redazione | Mar, 3 Aprile 2018 - 18:31
consiglio
 Polemiche e consiglio comunale monotematico saltato quest’oggi a Bari attorno alla questione della movida selvaggia nel quartiere umbertino. La richiesta di un’assemblea cittadina era stata fatta dai consiglieri dell’opposizione ma durante la discussione i rappresentanti della maggioranza hanno abbandonato l’aula per protesta, con alcuni cittadini residenti presenti con cartelli di protesta.
Per il capogruppo del Partito democratico Marco Bronzini: “Per l’ennesima volta il consiglio comunale di Bari è strumentalmente utilizzato da alcuni consiglieri di minoranza per un personale palcoscenico elettorale. Tutta la maggioranza ha più di una volta chiarito che le sedute monotematiche, benché richieste dalle forze di opposizione, possono essere affrontate se opportunamente concordate e preparate, al fine di discutere di atti concreti dell’amministrazione. Dopo l’incontro che il sindaco Decaro e molti amministratori, di maggioranza e di opposizione, hanno avuto lo scorso 30 marzo con i rappresentanti dei due comitati, un incontro pubblico di cui ha dato notizia anche la stampa, peraltro, il consiglio di oggi era assolutamente strumentale. Durante quella riunione, infatti, tutti i rappresentanti del comitato sono stati ascoltati e informati dell’iter amministrativo avviato dagli uffici comunali. La nostra intenzione è discutere di soluzioni amministrative e dare risposte ai cittadini, non paventare soluzioni banali.
Parlare del nulla non ha alcun senso, soprattutto in una sede istituzionale. I rappresentanti dei comitati sanno bene che le attività dell’amministrazione sono in corso e il dialogo con loro è costante e concreto.  Le esigenze dei cittadini devono trovare risposta ha concluso – e non essere strumentalizzate da paladini di circostanza”.
“Un consiglio comunale vergognoso – ha replicato la consigliera d’opposizione Irma Melini  -, ma dirlo sono stati proprio i cittadini in aula. Domani scriverò al prefetto, lamentando la violazione della norma che prevede le sedute monotematica su richiesta di un quinto dei consiglieri. Una violazione perpetrata con l’inserimento all’ordine del giorno della monotematica di debiti fuori bilancio e composizione di commissioni. Una violazione aggravata dall’aver voluto trattare prima questi temi e dall’aver bocciato l’anticipazione della monotematica. Una violazione che non si sarebbe potuta evitare se la maggioranza avesse disertato la prima convocazione così da permettere in seconda convocazione alla minoranza di trattare il tema di interesse generale. Una maggioranza che nella persona del capogruppo del partito democratico ha continuato a tacciare di protagonismo consiglieri comunali, in primis la sottoscritta, che si sono fatti carico di un’istanza dal basso, dimenticando che quella stessa istanza è stata inviata a tutti i consiglieri comunali e alla giunta, con posta certificata, nel lontano novembre scorso. A quella pec non rispose né il sindaco né un consigliere di maggioranza. A quella pec abbiamo risposto noi firmatari traducendo una diffida al Comune in un ordine del giorno per la monotematica.
Durante l’incontro pubblico di venerdì scorso, organizzato dal comitato, Decaro ha continuato a millantare di aver avviato iter amministrativi “fantasma”, che si sono tradotti poi in una telefonata di quest’oggi alle 14 del direttore generale Pellegrino al presidente del comitato. Una telefonata con la quale dava la disponibilità parlare. Questo vuol dire amministrare una città? Prendere in giro i cittadini con una telefonata fatta poche ore prima di un consiglio comunale che doveva determinare un atto amministrativo a favore di un territorio e che poi è stata mandata boicottata dalla stessa Maggioranza? Basta.
La monotematica sarà ripresentata e faremo di tutto per discuterla in seconda convocazione noi consiglieri interessati. Dopo di che aspettiamo che il prefetto – conclude – ci dica se è possibile imbavagliare e ledere i diritti delle minoranze in aula”.
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