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Coronavirus, l’allarme dei medici di famiglia e dei pediatri: “Siamo senza mascherine e a rischio contagio”

Pubblicato da: Samantha Dell'Edera | Sab, 14 Marzo 2020 - 09:55
fotodimauro

Mascherine, caschetti, guanti. I medici di famiglia e i pediatri sono i primi che si trovano a fronteggiare l’emergenza coronavirus a Bari e in Puglia, interfacciandosi con i pazienti e cercando di offrire al meglio un servizio, con la paura però di infettarsi. E se si infetta un medico di famiglia o un pediatra, il sistema sanitario è davvero a rischio. Lo sa bene il pediatra Antonio Di Mauro che, insieme ai colleghi, si ritrova ad andare in giro tra farmacie e ferramenta per acquistare del materiale di protezione che dovrebbe invece essere ricevuto dal Governo e dalla Regione.

“Ci stiamo arrangiando – ci spiega – non abbiamo dispositivi di protezione forniti. Li acquistiamo noi. Una assurdità perché prima o poi anche questi finiranno e noi come faremo?  Non vogliamo ringraziamenti o medaglie, in fondo stiamo solo facendo il nostro lavoro. Ma vogliamo farlo in sicurezza o a pagarne le conseguenze saranno tutti”.

Sì perché se si ammala un medico di famiglia o un pediatra, come ha spiegato ieri  Filippo Anelli, presidente della Fnomceo oltre che di Fimmg Bari, è a rischio l’intero sistema sanitario.  “Noi medici  – ha detto Anelli – siamo ‘super-diffusori’ del virus, perché lavoriamo a stretto contatto con i pazienti, molti dei quali resi fragili dall’età o da patologie preesistenti. Se statisticamente, per Covid-19, ogni persona infetta può contagiarne altre due, quando ad ammalarsi è un medico può infettare sino a dieci persone”. Tra i medici di famiglia e i pediatri c’è anche chi se le sta fabbricando da solo, usando della carta più resistente. Misure assolutamente insufficienti e insicure.

“Se iniziamo ad ammalarci – conclude il pediatra Di Mauro – compromettiamo l’assistenza sanitaria. Mascherine e dispositivi per me le ho trovati con appelli su Facebook. Un’assurdità alla quale bisogna subito porre rimedio. Prima che sia troppo tardi”.

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