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Troppe ore davanti al pc con la scuola a distanza, i consigli per evitare il rischio dell’occhio secco

Pubblicato da: redazione | Dom, 26 Aprile 2020 - 20:00
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Con scuole e università fisicamente chiuse, ma aperte a distanza, aumenta la possibilità per gli studenti di stare davanti agli schermi. Questo, però, può aumentare il rischio di avere l’occhio secco.

Ad oggi, a causa del lockdown del coronavirus, secondo dati Unicef, sono più di un miliardo gli studenti che studiano a distanza. Gli esperti internazionali della società scientifica statunitense Tfos (Tear Film & Ocular Surface Society), hanno deciso di realizzare un breve video (visibile all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=HMg0TSRJ89c&feature=youtu.be), destinato proprio ai più giovani e ai loro genitori in quarantena, per insegnare loro a fare piccole pause dagli schermi, secondo la regola 20-20-20.

Ciò significa che ogni 20 minuti di visione da vicino bisogna fissare un punto lontano 20 piedi (poco più di 6 metri) per almeno 20 secondi. Ogni 20 minuti, poi, vanno chiuse le palpebre e vanno strizzate leggermente per 2 secondi facendo poi un ammiccamento.

“L’esposizione prolungata a schermi digitali determina una più rapida evaporazione del film lacrimale, quel sottile strato di liquido che riveste la superficie oculare – spiega Stefano Barabino, responsabile del Centro superficie oculare e occhio secco dell’ospedale Sacco di Milano – Il motivo risiede nello scarso o incompleto ‘ammiccamento’,’blink’ in inglese: gli occhi vengono strizzati meno di frequente e questo rallenta la diffusione del film lacrimale sulla superficie dell’occhio con conseguenze che vanno dall’affaticamento al bruciore, dall’irritazione al dolore. Se lo stimolo persiste a lungo questo provoca una infiammazione che può diventare cronica. Studi hanno dimostrato che la visione di fronte a schermi digitali determina una diminuzione del rateo di ammiccamento del 40%”.

“La malattia dell’occhio secco è sempre più un disturbo che osserviamo nella popolazione dei giovanissimi e non è più appannaggio solo della popolazione anziana o delle donne nel periodo che segue la menopausa”, sottolinea Amy Gallant Sullivan, executive director di Tfos. (Ansa)

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