La Puglia ha, da oggi, il suo primo reparto ospedaliero specializzato nella cura del tumore al fegato. La novità arriva dall’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, dove è nata la prima unità operativa complessa di Chirurgia Epatobiliopancreatica, diretta dal dottor Riccardo Memeo. Si tratta di un valore aggiunto per la sanità dell’intero Mezzogiorno d’Italia, se si considera che, a livello mondiale, il cancro del fegato è la terza causa di morte oncologica dopo il tumore al polmone e quello allo stomaco.
Una malattia che, negli ultimi anni, ha visto le donne pagare il prezzo più caro, con un’incidenza in aumento del 21%, a differenza degli uomini, per cui è stato registrato un calo del 7,5% dei casi. “Siamo arrivati a questa decisione grazie agli importanti volumi di tumori epatobiliopancreatici trattati con successo dall’avvento del chirurgo pugliese”, è il commento, congiunto, di Don Mimmo Laddaga, delegato del Miulli e del suo direttore sanitario Fabrizio Celani, in riferimento alla figura del nuovo direttore Memeo.
Quest’ultimo, laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato presso l’Università di Bari, ha perfezionato all’estero le sue competenze nella chirurgia laparoscopica del fegato, del pancreas e dei trapianti, lavorando all’ Hopital Paul Borusse e all’ Hopital Henri Mondor, prima di completare la formazione in chirurgia robotica presso l’Hopital Civil di Strasburgo. Rientrato in Italia, dopo una breve esperienza come ricercatore presso l’Università degli Studi di Bari, si è dimesso per sposare questo interessante progetto dell’Ospedale Miulli.
“L’obiettivo – sottolinea lui stesso – è essere un centro di riferimento in Italia per i pazienti affetti da tumori del fegato, pancreas e vie biliari, consentire loro di essere operati in laparoscopia e robotica, con le più moderne tecnologie, è per me motivo di orgoglio. Se qui al Miulli riusciamo a farlo – conclude Memeo – è grazie ad importanti investimenti nel campo tecnologico e professionale da parte della Direzione Generale che consente un lavoro multidisciplinare in simbiosi con radiologi interventisti, endoscopisti, oncologi, radiologi e radioterapisti al fine di poter prendere in carico i pazienti dalla diagnosi alla terapia senza più bisogno di effettuare viaggi della speranza, permettendogli quindi di curarsi a casa”.