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Covid e variante inglese. I presidi: “Difficile pensare al rientro a scuola al 100 per cento”

Pubblicato da: redazione | Mar, 16 Febbraio 2021 - 09:30
scuola banchi classe

“Sicuramente l’obiettivo è tornare in classe al 100% ma il problema è se sia possibile, tanto più con la variante inglese che sembra molto aggressiva dal punto di vista dei contagi. In questo momento è molto difficile pensare al rientro al 100% ma è certamente un obiettivo di lungo termine, l’anno prossimo dovremmo avere tutta la popolazione scolastica in classe, anche per questo abbiamo chiesto una accelerazione della campagna vaccinale per la scuola”. Così il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, su Sky Tg24.

 “Le varianti – sottolinea – si stanno diffondendo nella popolazione, credo si tratti di 1 caso su 5, e quindi bisogna stare attenti, soprattutto nelle aule dove ci sono ragazzi e docenti, ci vuole una rinnovata attenzione che deve essere monitorata”.

“C’è un sentimento diffuso” che riguarda l’efficacia della didattica a distanza “ma dati oggettivi non ci sono: io chiedo – continua –  che se ne possa occupare l’Invalsi, serve un monitoraggio oggettivo, scientifico, che potrebbe essere di interesse, magari da fare non nell’immediato ma a settembre; un monitoraggio e un piano di recupero sarebbero un buon orizzonte”.

“Si attui un piano di recupero mirato, non qualcosa che vada bene per tutti, ma una osservazione di quello che è accaduto, un piano di intervento. L’Invalsi è l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione, è preposto proprio a questo, in passato è stato oggetto di pregiudizio. Non si devono valutare gli studenti ma i test Invalsi sono una sorta di diagnostica, come una tac o una ecografia, sono indispensabili per capire lo stato della scuola come periodicamente andiamo dal medico”.

“Invalsi è contestato per ragioni ideologiche che non condivido”, ha proseguito Giannelli. “E’ chiaro che si può lavorare a un piano di recupero ma abbiamo bisogno di capire dove sono le sacche di povertà, già prima della pandemia c’era un forte divario. Ritengo si debba partire da lì perché la pandemia ha acuito situazioni che già esistevano. Il tema è capire dove sono le povertà e dove vanno affrontate. La situazione molto differenziata a livello geografico e addirittura di singola classe. Ci sono ragazzi che non sono riusciti a collegarsi con la dad in modo efficace. Serve una rilevazione per capire dove le competenze sono carenti”. (Ansa)

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