Hanno combattuto per tutto il 2023, ma le loro battaglie si sono concluse in un nulla di fatto. Ora i negozianti sperano che il 2024 porti finalmente alla soluzione del problema. Si perché per gli imprenditori le date attuali dei saldi sono effettivamente “un vero e proprio problema”. Soprattutto nel settore della moda. “Chiediamo un regolamentazione dell’intero settore – ha spiegato infatti Carlo Saponaro, presidente di Federmoda Bari – e i saldi sono una parte vitale delle nostre attività. Devono essere posticipati. Ora non c’è un par condicio tra i piccoli negozianti, la grande distribuzione e soprattutto i negozi online”. Quest’anno in Puglia le svendite partiranno il 5 dicembre, quindi a ridosso delle vendite natalizie. I commercianti richiedono un rinvio di almeno un mese.
La crisi del comparto moda negli ultimi dieci anni ha visto ridurre il numero delle imprese del -23,6% passando da oltre 121mila del 2013 a poco più di 92.500 del 2023. Di pari passo vanno le aperture di nuovi negozi abbigliamento e calzature che risultano più che dimezzate rispetto a dieci anni fa (da 5.516 nel 2013 a sole 2.167 nel 2023).
E ancora, il clima con temperature record ha ridotto del 20% le vendite dei capi autunnali, contribuendo ad un calo stimato di -15,2% della spesa delle famiglie nel 2023, rispetto al 2019, per abbigliamento e calzature.
“Le temperature di settembre e ottobre, più alte del normale, non hanno fatto partire le vendite delle collezioni autunno inverno, mettendo in ulteriore crisi il settore”, ha spiegato quindi il presidente di Fismo Confesercenti Benny Campobasso. “Con un’Iva molto alta, una deregulation delle vendite promozionali dell’online e della grande distribuzione, i piccoli sono in difficoltà. Chiediamo al Governo un’attenzione maggiore per i negozi di moda e accessori, da sempre parte importante dell’economia del Paese e impulso alla vita dei centri cittadini”.
“Servono – conclude Campobasso – regole comuni per chiunque venda nel comparto, un maggior controllo sull’abusivismo e sull’eccesso di promozioni, che sta distorcendo il mercato, ed un regime fiscale agevolato per i piccoli negozi di vicinato, sotto i 400mila euro l’anno di fatturato. Necessaria, inoltre, una revisione delle date di avvio dei saldi di fine stagione, maggiore digitalizzazione per i piccoli, magari usufruendo dei fondi derivanti dal Pnnr”.