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Pianu: “A Bari non cresce l’erba: non si costruisce mai nulla”

Il doppio ex di Bari e Venezia ha analizzato il momento dei biancorossi con la solita schiettezza

Pubblicato da: Nicola Lucarelli | Gio, 7 Marzo 2024 - 17:44

Archiviato l’ennesimo pareggio di questo campionato, in casa Bari si prepara il prossimo impegnativo match contro il Venezia. La formazione allenata da Paolo Vanoli è reduce dalla sconfitta di misura in casa del Como e occupa attualmente il quarto posto in classifica. Per affrontare i vari temi del match e di questa fase del campionato, ci siamo rivolti ad un ex doppio ex di Bari e Venezia, vale a dire William Pianu che si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com.

Partiamo da questo campionato di serie B. Parma ormai lanciato verso la serie A: chi vede meglio tra Cremonese, Como e Venezia?

“La Cremonese senza dubbio e per un semplice motivo: è la squadra più forte e completa. Inoltre, hanno una forza economica superiore: sono riusciti ad acquistare diversi calciatori sottraendoli alla concorrenza, Venezia in primis. Lo stesso tecnico Vanoli non l’ha presa benissimo”.

Su questo torneo ci sono pareri discordanti: la media punti si è alzata, ma qualcuno sostiene che il torneo si sia livellato verso il basso. Che ne pensa?

“La serie B è un campionato anomalo che si decide nelle ultime giornate. I valori tecnici di questo campionato sono da classica serie B. Tutto è ancora possibile: penso al Cittadella che ha perso 8 partite di seguito ed è ancora in zona playoff. Fare un confronto con la B di quando giocavo io potrebbe risultare patetico: quello attuale è un calcio diverso, più veloce, più fisico e con regole diverse”.

A proposito di serie B: in carriera ha totalizzato 191 presenze e 7 reti. Soddisfatto di quanto fatto?
“Assolutamente sì. Sono sempre stato un calciatore affidabile che metteva il bene della squadra sopra ogni cosa. Se ripenso alla mia carriera, l’unico errore che ho fatto è stato quello di tornare a Treviso con una società prossima al fallimento”.

Ha militato in tante squadre. Tra queste anche il Venezia a fine carriera. I lagunari saranno i prossimi avversari del Bari in campionato. Che ricordi ha del periodo in laguna?

“Esclusa la tifoseria e la città, salvo ben poco di quei mesi in laguna. Non c’era una vera società, dato che arrivò il fallimento dopo poco tempo. Non esistevano margini di crescita, infatti a dicembre smisi di giocare alla soglia dei 35 anni”.

Nella stagione 2006-07 ha militato nel Bari per un totale di 36 presenze e due reti. Che bilancio fa della sua esperienza barese?

“Quello di Bari è stato l’anno più bello della mia carriera. Furono Fausto Pari e Checco Palmieri a portarmi Puglia: giocavamo per salvarci e l’aria era pesante. Nonostante tutto, ci levammo diverse soddisfazioni e riuscimmo a riportare tanti tifosi al ‘San Nicola’: si può dire che abbiamo rappresentato il primo sussulto positivo dopo un lungo periodo nero”.

In quella stagione ci fu un cambio di guida tecnica: al posto di Maran, arrivò Materazzi. Scelta giusta?
“Maran andò via per l’incompetenza tecnica di qualcuno sopra di noi. Presero Materazzi che aveva una storia completamente diversa da quella dell’ex allenatore del Chievo. Purtroppo nel calcio funziona così…”

Nel 2013 anche lei è finito nel calderone del calcioscommesse per poi essere prosciolto in maniera definitiva nel 2015. Durante la squalifica, lei ha lavorato in un bar a Mogliano Veneto…

“Non c’era più spazio per me nel mondo del calcio e dovevo pur mangiare, così mi sono messo a lavorare in un bar. Adesso faccio il magazziniere: il lavoro non mi ha mai spaventato”.

Ha appeso le scarpe al chiodo nel 2010. Poi diverse esperienze da tecnico tra settori giovanili e prime squadre. Attualmente è ancora nel mondo del calcio?

“Ho il patentino da allenatore e sono in attesa di una panchina dignitosa. Se qualcuno è interessato, io dialogo con tutti. Ovviamente, devono esserci i presupposti giusti e non parlo neanche del famoso “progetto” perché nel calcio non esistono: bastano 3 partite e ti cacciano”.

E veniamo al Bari dei giorni nostri. Dopo aver sfiorato la serie A, quest’anno si sta disputando un torneo altalenante. Che idea si è fatto?

“A Bari non cresce l’erba e non vogliono farla crescere. Passano gli anni, ma nel capoluogo pugliese non cambia mai niente. Rischiano ‘per caso’ di vincere il campionato e cosa fanno? Cambiano tutto! A Bari non si riesce mai a costruire nulla. Dopo la finale contro il Cagliari, la società doveva chiedersi: cosa manca per andare in serie A? Come dobbiamo puntellare la squadra? Invece si è cambiato tutto, ancora una volta. Risultato? Alle prime difficoltà Mignani era già sulla graticola ed è stato fatto fuori. Poi, inevitabilmente, sono iniziati i primi mugugni ed è rispuntata la solita frase: “Addò amma scì con questa squadra?!?”, la palla ha iniziato a pesare e giocare al ‘San Nicola’ è diventato difficile. Poi ci sono i social che non aiutano e fanno il bello e cattivo tempo. Quando giocavo io, i tifosi venivano direttamente negli spogliatoi”.

Mignani, Marino e ora Iachini, 3 allenatori, ma la musica è sempre la stessa: neanche l’ex allenatore del Palermo riesce a far uscire il Bari dalla mediocrità.

“Iachini ha fatto grandi cose in serie B, ma quanto tempo fa? E con quali squadre? Con quali calciatori? Anche Marino, quando ha avuto a disposizione dei buoni organici, ha ottenuto dei risultati importanti. Resto sempre dell’idea che un allenatore non influisce più del 15% nel rendimento della squadra che guida. Sono i calciatori che fanno i gol, non gli allenatori. Se hai un Mbappé in campo, cosa gli dici? Fai la diagonale o un determinato movimento? Gli allenatori non scendono in campo”.

Quello che indispettisce i tifosi è vedere una squadra priva di idee e che non si impegna al massimo per vincere. Può dipendere dal fatto che molti dei componenti della rosa biancorossa siano in prestito?

“Non sarebbero dei professionisti se non avessero le motivazioni giuste: quando firmi un contratto e stringi la mano al presidente, devi scendere in campo e dare tutto quello che hai. La maglia del Bari non è quella del Monopoli (con tutto il rispetto). A Bari c’è tanto seguito, tante testate giornalistiche: se dopo tre passaggi la palla torna indietro, iniziano a mugugnare. L’anno scorso era tutto bello e i calciatori volavano, ora che la palla pesa occorrono calciatori di personalità”.

Dopo essere stati accolti come dei salvatori, anche i De Laurentiis sono finiti nel mirino dei tifosi biancorossi…
“Situazione pessima: se non c’è chiarezza, i tifosi del Bari ti mettono in croce. Se con il tifoso barese sei chiaro, problemi non ne hai. Napoli e Bari sono due società borderline e i De Laurentiis devono essere onesti con la tifoseria”.

Venezia – Bari: impegno proibitivo per i biancorossi?

“Ma per nulla. Il Bari deve giocare la sua partita e al massimo delle proprie possibilità. Poi Iachini è bravo a motivare le sue squadre. Non devono avere paura del Venezia: non è mica il Real Madrid”.

Per chi farà il tifo?

“Tutta la vita per il Bari. A Venezia ho giocato solo per tre mesi, non c’è paragone”.

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