“Il caso è scoppiato nella città di Bari ma in quella di Andria l’emergenza rifiuti per le attività commerciali e pubblici esercizi va avanti da anni e nessuno ha ancora avuto né il coraggio né la volontà di affrontare la problematica né di risolverla”. E quanto raccontano le Associazioni di Categoria che stanno continuamente chiedendo un chiarimento definitivo che – dicono – “non è mai arrivato, aggravando moltissimo la situazione fino a vere e proprie emergenze ambientali, con disservizi nella raccolta e gestione”.
Si occupa della tematica, il sindacalista Savino Montaruli di Unibat-UniPuglia, il quale è intervenuto negli incontri con Comune di Andria, Polizia Locale ed ASLBT per chiedere definitivamente chiarimenti su tutte le procedure di legge. Queste le parole di Montaruli dopo che il caso sta interessando anche la città di Bari: “dialogare con un’Amministrazione comunale timorosa e terrorizzata alla sola idea di confrontarsi e di assumere decisioni che possano in qualche modo ledere quella popolarità che neppure esiste né è mai esistita, per le nostre Associazioni di Rappresentanza non allineate è davvero un’impresa gigantesca. Eppure, grazie alla nostra perseveranza siamo riusciti a discutere di un delicatissimo argomento che, evidentemente, fa tremare i polsi a chi crede di stare protetto in campane di vetro o nascosto in cavalli di Troia. Il dato di fatto è che, esattamente come nella città di Bari, ad Andria ancora oggi nessuno sente il dovere istituzionale di dare indicazioni comportamentali rispetto alla gestione dei cassonetti dei rifiuti per le attività di Pubblico Esercizio. Cassonetti che restano per strada; maleodoranti; non igienizzati ed addirittura riconducibili alla vecchia Società di gestione dei rifiuti quindi illegittimi anche per quella motivazione oltre che per il fatto di non essere igienicamente adatti per il loro scopo”.
“Dal comune e dalla Polizia Locale continuano ad affermare che quei cassonetti putridi e fetenti debbano essere tenuti nei locali e non per strada mentre già la ASLBT ed anche le vigenti norme in materia di H.A.C.C.P. vietano assolutamente che ciò possa avvenire, prevedendo salatissime sanzioni per i trasgressori. Quei cassonetti, peraltro, non sono dotati di coperchio con apertura a pedale per evitare il contatto diretto delle mani e non hanno una capacità adeguata alla quantità di rifiuti prodotti: questo determina una disseminazione spaventosa di rifiuti per le strade e sui marciapiedi. Ciò significa che non è assolutamente possibile che quegli enormi cassoni puzzolenti possano trovare ubicazione all’interno dei locali di vendita e/o di somministrazione di alimenti, pasti e bevande, tantomeno nei bagni o nelle cucine. Essendo, peraltro, cassonetti privi di serratura, nella città di Andria accade che, indisturbatamente, chiunque, passando, abbandoni rifiuti in modo improprio in quei cassonetti che restano per strada, creando problemi e responsabilità per i gestori dei locali.
I bidoni per la raccolta dei rifiuti utenze non domestiche non hanno neppure il codice identificativo e questo rende impossibile quantificare l’importo della TARI che, dunque, i poveri commercianti si ritrovano a pagare come avessero una fabbrica del cioccolato. Un disastro che, accompagnato allo stato di totale confusione anche su altri argomenti direttamente connessi e collegati allo sviluppo economico guidato maldestramente se non in modo distruttivo, stanno rendendo la città di Andria una realtà invivibile e assolutamente degradata e declassata”.