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Trecentomila euro evasi: influencer nella rete del Fisco. “Un far west”

Grazie a milioni di visualizzazioni

Pubblicato da: redazione | Sab, 16 Agosto 2025 - 18:36
Photo of young african man early morning with bicycle outdoors. Looking aside using tablet computer.

Il caso della giovane influencer di Cattolica che, secondo la Guardia di Finanza, avrebbe guadagnato circa 300mila euro in tre anni senza dichiararli al fisco, conferma come questo settore dell’economia digitale sia ancora un far west, caratterizzato da scarsa trasparenza e da regole insufficienti a tutelare utenti e mercato.

Un comparto, quello dell’influencer marketing, in crescita verticale: nel 2024 in Italia ha generato un giro d’affari di 370 milioni di euro, con un incremento del +6,3% rispetto al 2023, e le stime per il 2025 parlano di 385 milioni di euro. Cifre che rendono ancora più urgente un intervento normativo serio e strutturato.

L’episodio dimostra le ragioni della sonora bocciatura che il Codacons ha rifilato alle recenti linee guida dell’Agcom sugli influencer: il tetto di 500mila follower o 1 milione di visualizzazioni per l’applicabilità esclude molti operatori con platee ampie ma inferiori alla soglia; le regole valgono solo per chi opera dall’Italia, lasciando fuori influencer esteri che si rivolgono al pubblico italiano; sul tema della tutela dei minori nei contenuti online le disposizioni sono troppo generiche; infine manca ogni intervento contro l’uso di intelligenza artificiale e di false interazioni, strumenti usati per gonfiare compensi e ingannare gli utenti.

Era stato proprio il Codacons, attraverso le numerose denunce sollevate negli anni e che hanno avuto enorme impatto mediatico, a sollevare per primo in Italia il problema della mancanza di regole nel settore, una vera e propria giungla dove gli utenti sono vittime di pubblicità occulte e comportamenti scorretti degli influencer. Nei mesi scorsi l’associazione aveva inviato una serie di segnalazioni al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, nell’ambito del Protocollo a tutela dell’economia legale e dei distretti industriali di cui fa parte, denunciando l’attività di noti influencer e personaggi famosi che pubblicano sui social contenuti promozionali senza dichiararne la natura pubblicitaria. Alle Fiamme gialle era stato chiesto di verificare se tali attività costituissero reddito e fossero quindi soggette a obbligo di dichiarazione, al fine di contrastare l’evasione fiscale e tutelare la concorrenza leale.

«L’operazione della Guardia di Finanza conferma come sia urgente stabilire regole stringenti per chi opera in tale comparto, sia per garantire trasparenza e correttezza verso gli utenti, sia per assicurare che tutti i proventi derivanti da attività di influencer marketing siano dichiarati al Fisco e soggetti a tassazione» – afferma il Codacons.

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