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Morte del ragazzo a Polignano, il consigliere regionale: “Non è stata solo fatalità, ha inciso ritardo nei soccorsi”

Per Mario Conca il sistema di emergenza-urgenza pugliese non è in grado di garantire risposte adeguate nei momenti più drammatici

Pubblicato da: redazione | Mar, 19 Agosto 2025 - 10:18
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“Tragedia di Polignano, quando la fatalità incontra le carenze del sistema di soccorso pugliese”, comincia così il lungo post del consigliere regionale Mario Conca. Per lui la morte del ragazzo dopo il tuffo a Polignano è da imputare anche al ritardo nei soccorsi.

“La tragedia che ha colpito un giovane ragazzo catanese a Polignano a Mare  – spiega quindi Conca – non può essere liquidata semplicemente come una “fatalità”. È vero, tuffarsi da certe altezze è un gesto imprudente, e i rischi sono noti. Ma ciò che emerge con chiarezza, ancora una volta, è l’incapacità del nostro sistema di emergenza-urgenza di garantire risposte adeguate nei momenti più drammatici. La notizia che è passata è che i soccorsi sono stati tempestivi. È vero, ma erano adeguati?

Dopo l’impatto sugli scogli e il trauma cranico riportato – spiega ancora il consigliere –  viene allertato il 118/112 che manda l’ambulanza (che in Puglia non ha rianimatori sui mezzi e spesso neppure il medico). Compresa la complessità del recupero, gli operatori sanitari chiedono l’intervento dell’elicottero. Ma quale? Tranne che a Foggia non esiste un Elisoccorso pugliese (che significa tecnici verricellisti addestrati al recupero impervio, Rianimatore ed infermiere di rianimazione a bordo). Viene inviato sul posto elicottero dei Vigili del Fuoco ( senza medico Rianimatore e senza infermiere di rianimazione). Operazioni complesse, ma alla fine il ragazzo viene recuperato e portato sull’ambulanza che lo trasporta al pronto soccorso più vicino, Monopoli (Ospedale non dotato di neurochirurgia). Il ragazzo aveva riportato un gravissimo trauma cranico battendo la testa contro gli scogli, pertanto, giunto a Monopoli in arresto cardiaco, i medici non hanno potuto che constatarne il decesso dopo aver provato a rianimarlo per un’oretta. Un soccorso diverso, con medico Rianimatore a bordo e infermiere di rianimazione avrebbe consentito cure migliori sul posto, paziente intubato e centralizzazione in ospedale dotato di Neurochirurgia, come il Di Venere o il Policlinico. E forse qualcosa in più per quel povero ragazzo la si sarebbe potuta fare, rimarremo sempre con il dubbio, ti chiediamo scusa Francesco. La Puglia è l’unica regione ad avere queste mancanze e criticità nei soccorsi, rischiamo le nostre vite ogni santo giorno”.

Secondo il consigliere in Puglia, infatti, non esistono strumenti fondamentali: Elicotteri sanitari dedicati (HEMS) con medico rianimatore, infermiere specializzato e tecnico verricellista addestrato ai recuperi complessi. Basi di elisoccorso distribuite sul territorio e piste funzionanti negli ospedali ad alta complessità, così da consentire l’immediata centralizzazione nei centri di riferimento. Un’AREU pugliese (sul modello Veneto), proposta e discussa in commissione anche dal sottoscritto già nel 2019, ma mai arrivata in aula per l’approvazione, che avrebbe potuto dare dignità e strutturare in maniera organica l’intero sistema di emergenza. Un servizio di soccorso in mare all’altezza di una regione che ha 800 km di coste, vive di turismo costiero e che ogni estate registra incidenti gravi o mortali.

“Questa tragedia – conclude – ci ricorda che in Puglia il soccorso è ancora troppo spesso affidato al caso e all’attività elettiva, quando invece dovrebbe poggiare su organizzazione, competenza e strutture dedicate. Non è accettabile che nel 2025 una regione di circa quattro milioni di abitanti, con milioni di turisti ogni anno, sia ancora priva di un sistema di emergenza-urgenza moderno, ubiquitario, coordinato e capace di salvare vite h24”.

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