Il maltempo continua a mettere a dura prova le campagne pugliesi. Alberi sradicati, muretti a secco crollati e interi raccolti distrutti dai nubifragi e dalle trombe d’aria, con i danni più gravi concentrati nelle province di Brindisi e Taranto. A far emergere il quadro più preoccupante è la Coldiretti Puglia, che ha inviato i propri tecnici sul campo per verificare l’entità dei danni, con epicentro nelle zone di Manduria, Castellaneta e tra le province di Brindisi e Lecce.
Secondo gli esperti, la mancata manutenzione dei canali dei consorzi di bonifica ha amplificato gli effetti dei fenomeni estremi, causando allagamenti nei campi e aggravando le perdite per gli agricoltori. Pulizia dei fossi, gestione delle dighe e interventi sugli impianti irrigui sono considerati indispensabili per prevenire ulteriori danni e limitare gli oneri impropri sui consorziati.
Il 2025 si conferma un anno critico: sono già 65 gli eventi estremi registrati in Puglia, dove quasi nove comuni su dieci sono a rischio idrogeologico. Il cambiamento climatico, unito alla cementificazione e all’abbandono delle terre agricole, ha reso il territorio particolarmente fragile. Negli ultimi cinquant’anni, circa un terreno agricolo su tre è scomparso, riducendo la superficie agricola utilizzabile a poco più di 12 milioni di ettari. Solo quest’anno, si contano 160mila ettari di suolo consumato, con i numeri più alti nelle province di Lecce, Bari e Taranto.
Questa perdita di territorio fertile non riguarda solo la produzione agricola: gli eventi estremi mettono a rischio anche la biodiversità regionale. In Puglia sono presenti 139 specie vegetali e 9 specie animali a rischio estinzione, oltre a 245mila ettari di aree naturali protette, tra cui i parchi nazionali del Gargano e dell’Alta Murgia, e le riserve naturali marine. Proteggere il suolo e la biodiversità diventa quindi fondamentale non solo per l’economia, ma anche per la salvaguardia dell’ecosistema.
La Coldiretti sottolinea l’urgenza di approvare la legge sul consumo di suolo, attesa da quasi dieci anni, e di investire in manutenzione, recupero e gestione delle acque. Creare bacini per la raccolta dell’acqua piovana e potenziare la rete degli invasi potrebbe infatti contribuire a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e a garantire una maggiore capacità produttiva per il futuro, tutelando al contempo le campagne pugliesi e il patrimonio naturale della regione.