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Bari, i clan si sostituiscono allo Stato: soldi ad usura a famiglie, 100 indagati

Pubblicato da: redazione | Mer, 20 Maggio 2020 - 09:50
Polizia

Le indagini portate a termine dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, riconducibili a differenti procedimenti penali alcuni dei quali risalenti al periodo precedente al manifestarsi dell’emergenza sanitaria da Covid-19 sul territorio nazionale, hanno consentito di delineare uno scenario allarmante in ordine alla capillarità della diffusione del fenomeno dell’usura nella Provincia di Bari, con particolare riferimento al capoluogo e ai comuni del territorio economicamente più “forti” (Corato, Monopoli, Conversano, Triggiano e Rutigliano).

Nelle ultime settimane, infatti, sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria oltre 100 soggetti, ritenuti responsabili dei reati di usura ed estorsione in danno di piccoli imprenditori e famiglie in stato di bisogno.

Si tratta di un fenomeno a cui il Corpo da sempre rivolge particolare attenzione e che negli ultimi tempi sta rivelando la forte pericolosità sociale acuita dalle conseguenze del c.d. “lockdown” appena superato.

Tra gli usurai si annoverano figure riconducibili ai sodalizi mafiosi “storici” della città e dell’area metropolitana, “schierate” accanto ad esponenti della c.d. “usura di prossimità”, nuovo fenomeno criminale, sovente non collegato alle dinamiche di arricchimento proprie dei clan malavitosi, che fornisce “porta a porta” soldi sporchi, sicuro provento di reati di varia natura o dell’evasione fiscale, a persone in difficoltà economiche, impossibilitate, per i vari motivi, ad usufruire di un fisiologico accesso al credito.

Le attività investigative hanno tratto origine, a seconda dei casi, da sofferte e coraggiose denunce ai reparti territoriali della Guarda di Finanza, ovvero dallo sviluppo di specifiche investigazioni economico-finanziarie attraverso l’analisi delle segnalazioni di operazioni sospette effettuate da intermediari finanziari e da professionisti nell’ambito dei presidi antiriciclaggio di cui al D.Lgs. 231/2007; in tale ultimo contesto l’esecuzione di mirati approfondimenti (accertamenti bancari) sulle vittime, sui loro familiari e sui soggetti denunciati si è rivelata strategica ed efficace.

Lo schema del rapporto usurario, di massima, è sempre il medesimo: contanti contro contanti, con assegni, cambiali o preziosi dati in garanzia, ovvero cambi di assegni; l’usurato riceve un assegno in bianco emesso da altro soggetto usurato e consegna, a sua volta, all’usuraio un suo assegno sempre in bianco maggiorato nell’importo dell’interesse; quest’ultimo assegno verrà poi incassato dall’usuraio ovvero consegnato ad altra vittima di usura e così via.

Il “volume di affari” stimato è di circa un milione di euro, con l’applicazione di tassi di interesse mai inferiori al 50%, con punte di oltre il 4000% annuo. Il contrasto ai reati di natura economico-finanziaria, con particolare riferimento al grado di infiltrazione criminale nell’economia sana, costituisce da sempre un obiettivo strategico della Guardia di Finanza che, soprattutto in questo ultimo periodo connotato da un’emergenza sanitaria così importante, ha profuso, su tutto il territorio nazionale, ogni consentito sforzo organizzativo e operativo volto a tutelare la sicurezza, anche economica, dei cittadini.

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